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Flussi migratori, entro il 2020 serviranno quasi 2 milioni di lavoratori stranieri

Il dossier sotto la lente è quello del Ministero del Lavoro, ' L'immigrazione nei prossimi 10 anni in Italia' - Sembra davvero una contraddizione. Si parla tanto di “invasione” da parte degli immigrati, ma dai numeri non sembra davvero così. E c'è anche un rapporto pubblicato lo scorso 24 febbraio “L'immigrazione nei prossimi 10 anni in Italia” che conferma quanto è trapelato dai dati del Ministero del Lavoro. “Il fabbisogno di manodopera è vincolato alla domanda e all'offerta di lavoro, anche se è prevista una diminuzione della popolazione in età attiva tra il 5,5% e il 7.9%, gli occupati crescerebbero in 10 anni, arrivando nel 2020 a quota 24 milioni circa”. Questo è il dato forse più importante. Infatti nei prossimi dieci anni avremmo bisogno di quasi 2 milioni di lavoratori (prettamente extracomunitari) per reggere il sistema lavorativo italiano.

Non una piaga, ma una risorsa. L'immigrazione, come è stato detto più volte, è un fenomeno indispensabile. Proprio il documento della Direzione Generale dell'immigrazione ci aiuta a capire più su queste stime. “Questi dati smascherano la demagogia di chi continua a ripetere che gli immigrati sono una minaccia - commenta Andrea Olivero, presidente nazionale Acli - senza di loro il Paese imploderebbe e accoglierli civilmente non è solo atto umanitario, ma intelligente strategia per il futuro. Per questo è giusto chiedere che cambi la politica dei flussi, andando al più presto a prendere atto di chi già oggi lavora utilmente nel Paese e ancorando le cifre dei nuovi permessi alle reali necessità. Ci fa piacere che il ministero del Lavoro guardi ai dati con realismo, perché soltanto in questo modo sarà possibile avviare finalmente quel governo del fenomeno immigrazione che è mancato in questi anni, dominati da un'ottusa logica di mero contenimento, che peraltro è fallita. Nessuno, la Lega si metta il cuore in pace, può fermare un flusso che ha ragioni così forti sia nei Paesi di provenienza, sia nel nostro, come ci dicono i dati. Perciò l'integrazione è la scelta insieme più civile e più realistica".

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Domenica, 13 Marzo 2011 - a.p.


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