Lavavetri a Firenze


Quando i Ds prendono a modello la Lega Nord

ilsole24ore.it

Quando si deve necessariamente rimontare una spaventosa arretratezza politica e culturale, quale quella della sinistra italiana, ad esempio, nell'affannarsi non si bada al senso del ridicolo. Ciò vale per il sottosegretario Cento che, abbiamo visto, intento a lavare i vetri delle auto ferme ai semafori ­ anche se di positivo c'è che, per una volta in questa legislatura, siamo certi che egli si mostrerà all'altezza della situazione - ma ciò vale anche per i Ds, che sono tutti a lezione dalla Lega Nord, e meno male.

Ecco le conseguenze inevitabili di quella che il giornale del partito della Rifondazione comunista ha definito, e giustamente, "una vicenda esemplare". Anche se la vicenda di Firenze appare esemplare non per le ragioni che puntigliosamente elenca nell'editoriale del quotidiano "Liberazione" la signora Rina Gagliardi, semmai per quelle opposte.

La Gagliardi infatti scrive: "Non c'era, non c'è, alcuna emergenza di ordine pubblico, tale da giustificare ordinanze roboanti e muscolari come quella emessa dalla giunta di Firenze. Non c'era, non c'è, alcuna previsione di risultati efficaci, nel tempo lungo, anche dal punto di vista del contrasto alla microcriminalità". Non c'era, dunque, secondo la signora Gagliardi ed il suo partito, incluso il presidente della Camera Bertinotti, che ha pensato bene di esternare le sue convinzioni in proposito, nessuna ragione "di procedere come si è proceduto che non fosse una forte esibizione di ideologia repressiva, sicuritaria, antisolidale".

Dovremmo conseguentemente credere che siano tutti impazziti a Firenze, considerando che la stessa Gagliardi è costretta ad ammettere come "la decisione di scacciare i lavavetri raccoglie il consenso della grande maggioranza della popolazione fiorentina - e non dubitiamo che lo stesso accadrebbe in una qualsiasi delle nostre città". E cita a proposito un sondaggio del "Corriere della sera" che non lascia dubbi: "quell'88 per cento di plaudenti parla da solo" scrive la Gagliardi, forzata a doversi porre "interrogativi che per troppo tempo abbiamo lasciato inevasi". Ovvero: "sta mutando, in senso reazionario, la cultura profonda del paese? Si va profilando una schiacciante vittoria della destra - non della destra politica, ma della sua ideologia, valori, pulsioni, istanze?". Strabiliamo.

Perché veramente questo dibattito sulla sicurezza, di destra o di sinistra, non ha nessun senso.

Anche perché forse la Gagliardi non se lo ricorda, ma noi sì, di come la Russia staliniana e il Patto di Varsavia nel suo complesso, anche negli anni successivi a Stalin, avessero comunque elaborato un sistema repressivo poliziesco collaudato altrettanto validamente capace di garantire la sicurezza dello Stato quanto quello molto similare in vigore nella Germania nazista. Così è stato per la Cina maoista o post maoista e così è per Cuba. Nel caso gli esempi citati fossero troppo lontani nello spazio e nel tempo, è sempre fresco e disponibile il modello cubano di sicurezza che pure a "Liberazione" dovrebbero conoscere bene.

Perché allora i cittadini dei regimi comunisti - presenti e passati - dovevano essere sicuri, e quelli italiani no? Eppure i cittadini italiani non si preoccupano se sia di destra o di sinistra la sicurezza delle loro persone o dei loro beni, si preoccupano solo che essa venga garantita dalle istituzioni preposte. E visto che carenze in questo campo possono venire addebitate a governi e comuni, ma anche, e ahinoi - troppo spesso se ne è avuta la dimostrazione in questi ultimi giorni - alla magistratura, sarebbe il caso che i magistrati non si permettessero di commentare le decisioni prese dal comune di Firenze, lasciando le stesse al dibattito politico. Questo per risparmiare penose figure.

Per cui, tornando all'articolo indicativo ed importante di "Liberazione", in esso non ci si rende conto che è proprio la sinistra radicale a voler consegnare il paese alla destra, se la prima ritiene che, no-nostante un 88 per cento dei cittadini italiani favorevole a delle misure repressive nei confronti dei lavavetri, questo non sia per le ragioni chiarite dall'assessore comunale di Firenze, Cioni. La visione della Gagliardi è che Cioni è un demagogo e la maggioranza dei cittadini fiorentini dei pazzi, ma in senso letterale e non in quello dell'aristocratico casato.

Eppure dovrebbe essere più facile pensare che i fiorentini siano sensibili ai rischi che sentono di correre sulla loro pelle e che Graziano Cioni sia un buon assessore, capace di comprendere i problemi e preoccupato di dare delle risposte valide, senza badare poi se queste risposte siano conformi ai sommi principi ideologici su cui si interroga la signora Gagliardi o se il Dna della sinistra venga snaturato o meno. Per noi la sinistra progressista dovrebbe essere quella che risolve i problemi, non quella che sbatte la testa perché non sa da dove iniziare ad affrontarli.

Per questo quando la Lega anni fa cavalcò il tema della protesta popolare contro l'immigrazione, non abbiamo mai pensato che questo movimento proponesse una risposta razzista, o genericamente "di destra" ai problemi. Perché il problema c'era già e bisognava fornire una risposta. E, se le autorità di governo si mostravano incapaci ad affrontarlo, ecco allora che le opposizioni avrebbero sfruttato la situazione a loro favore, a costo di estremizzarla. E' importante che sedici anni dopo, nella sinistra italiana, c'è chi si rende finalmente conto che occorre trovare delle soluzioni su questi temi, proprio perché la situazione non degeneri ulteriormente. Ed è francamente ridicolo il tormento ideologicista che accompagna questo travaglio. Il segno che ancora in questo paese c'è chi crede ai paradisi in terra e, a causa di questa mancanza di avvedutezza, magari finisce per costruire un girone infernale.