Decreto espulsioni all'esame del Senato


La commissione Affari Costituzionali del Senato ha avviato l'esame del decreto legge sulle espulsioni di cittadini dei Paesi dell'Unione europea

ilsole24ore.com

E' stata avviata la discussione sui presupposti di necessità e urgenza e domani si voterà, ma pare che su questo punto ci sia l'accordo anche dell'opposizione. Poi, si valuterenno le proposte emendative e ci sia voglia di collaborare costruttivamente». Il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione sarà fissato per giovedì 15 novembre.

Sulle proposte di modifica il sottosegretario all'Interno Marcella Lucidi, chiarisce che «la cornice obbligatoria in cui questa norma deve stare è la direttiva europea, questo è il recinto entro il quale possiamo individuare quegli elementi che possono integrare il contenuto del decreto e di voler cambiare il decreto non può che restare in questo recinto». Da destra e da sinistra arrivano, però, richieste di modifica. «Se il testo resta così com'è - dice Manuela Palermi, capogruppo dei Verdi-Pdci - non solo non lo vota la sinistra, ma anche una parte del Pd», mentre il dissidente Ferdinando Rossi (ex Pdci, ora gruppo misto) fa sapere che domani dirà no ai presupposti d'urgenza visto che si tratta di «un problema vecchio». Forza Italia ha chiesto in commissione di dilatare i tempi del dibattito per mettere a punto emendamenti concordati. Roberto Calderoli (Lega) ha invece bollato il provvedimento come una «scatola vuota». An, invece, segnala un problema di copertura. «Il punto - osserva Alfredo Mantovano (An) - è che questo decreto non contiene alcuna copertura il che vuol dire che o si ritiene che gli allontanamenti non hanno un costo o che gli allontanamenti no ci saranno. Né si può pensare che si attinga alla Finanziaria perché c'è un taglio di 850 milioni di euro al comparto sicurezza del Viminale, quindi, se le risorse diminuiscono chi paga?».

I capigruppo della Cdl del Senato, si sono riuniti, per mettere a punto un pacchetto di proposte sul tema sicurezza in vista del termine di presentazione degli emendamenti.

Il presidente della commissione Giustizia Cesare Salvi (Sd) ha scritto al presidente del Senato per chiedere un esame congiunto del provvedimento che coinvolga anche la sua commissione. E chiede di «migliorare il decreto su due punti: l'effettiva sicurezza dei cittadini, con una maggiore presenza di forze dell'ordine e il rispetto delle direttive europee, a partire da quella contro il razzismo, per evitare procedure di infrazione contro l'Italia che su questa materia sarebbero imbarazzanti». Sul tema della sicurezza, poi, si è svolta oggi una riunione di governo, a Palazzo Chigi. Tema dell'incontro la questione legata all'immigrazione dalla Romania, per preparare anche l'incontro di domani tra il premier Romano Prodi e il primo ministro rumeno Calin Popescu Tariceanu. Si parlerà della sicurezza a 360 gradi, dall'antiterrorismo alla criminalità organizzata. Intanto presidente dell'Unione delle Camere Penali italiane Oreste Dominioni, in una lettera inviata alla commissione Affari costituzionali del Senato, denuncia che il decreto legge sulle espulsioni contiene «quattro punti di palese incostituzionalità». Il primo punto sarebbe la genericità dei «motivi imperativi di pubblica sicurezza» e la discrezionalità, ai limiti dell'arbitrio, insiti nella formula normativa, in palese contrasto con la previsione dell'articolo 13, comma 3, della Costituzione, che legittima l'adozione di provvedimenti provvisori, limitativi della libertà personale, da parte dell'autorità di pubblica sicurezza soltanto «in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge». Il secondo è «la rilevanza del comportamento del familiare: non possono darsi, per Dominioni, limitazioni della libertà personale in ragione di comportamenti tenuti da soggetti diversi dal destinatario del provvedimento di allontanamento. Il terzo punto incostituzionale è «la mancanza di ogni vaglio giurisdizionale nelle ipotesi di accompagnamento immediato», che danno all'autorità di pubblica sicurezza un potere di limitazione della libertà personale (l'accompagnamento alla frontiera) in aperta violazione del dettato dell'articolo 13,comma 3, della Costituzione. Quarto e ultimo fattore di incostituzionalità, spiega Dominioni, è «l'irragionevolezza della attribuzione della competenza penale al giudice di pace», che nasce come organo di composizione bonaria di conflitti fra privati e non nelle controversie tra la pubblica autorità e i privati.