Fortress Europe: la strage di migranti


Un'autentica strage che non accenna a fermarsi.

aprileonline.info

Il rapporto Solo nel mese di ottobre 2007 sarebbero non meno di 296 i migranti e i rifugiati morti lungo le frontiere dell'Unione europea: oltre 200 i dispersi al largo delle isole Canarie, in Spagna, 51 le vittime nel Canale di Sicilia e in Calabria e 33 morti nel mar Egeo, tra la Turchia e la Grecia

Solo nel mese di ottobre 2007 sarebbero non meno di 296 i migranti e i rifugiati morti lungo le frontiere dell'Unione europea: oltre 200 i dispersi al largo delle isole Canarie, in Spagna, 51 le vittime nel Canale di Sicilia e in Calabria e 33 morti nel mar Egeo, tra la Turchia e la Grecia. 1.343 morti dall'inizio dell'anno.

Sono le cifre che si leggono sul rapporto di ottobre 2007 presentato da Fortress Europe, osservatorio online sulle vittime dell'immigrazione clandestina che denuncia il silenzio sugli abusi, gli arresti sistematici, le torture e le deportazioni collettive di migranti e rifugiati. La nuova rotta dei clandestini - si legge nel rapporto - parte dall'Egitto, un'altra ancora dalla Turchia, ma "la Libia continua a essere il primo punto di imbarco".

E l'Europa? L'Europa è "complice". E nel rapporto si trova citato il commissario europeo Franco Frattini che in un'intervista ad Avvenire ha parlato di "chiudere la falla in Libia per bloccare il 90 per cento dei clandestini. Al riguardo - ha aggiunto Frattini -, abbiamo aperto i negoziati con Tripoli". L'idea consiste nel bloccare le barche dei migranti in acque libiche, ricondurli nei porti di partenza, e aiutare la Libia a rimpatriarli. Il punto è che non si tengono sufficientemente presenti questioni scottanti come "le condizioni di detenzione in Libia, le deportazioni nel deserto e i rimpatri dei rifugiati".

A questo proposito, Fortress Europe ha pubblicato di recente un duro rapporto sulla Libia dal quale emergono "testimonianze dirette di torture, stupri e omicidi commessi dalla polizia libica negli almeno 20 centri di detenzione per migranti". I testimoni raccontano di "arresti arbitrari, detenzioni senza processo in condizioni disumane e degradanti, deportazioni di massa nel deserto del Sahara, respingimenti collettivi in mare e rimpatri di rifugiati". "Non vediamo la luce del sole da mesi - racconta uno dei 500 rifugiati e migranti trattenuti nel centro di detenzione di Zawiyah in Libia -, siamo stati portati fuori, spogliati e picchiati".

Poi, il mare. Un cimitero di migliaia di disperati: "Nessuno - affermano da Fortress Europe - è in grado di dire quante vite ingoino ogni anno il Mediterraneo e l'Atlantico, diventati delle vere e proprie fosse comuni", tanto che i cadaveri finiscono per riaffiorare addirittura nelle reti del pesce. Quest'anno i morti alle Canarie sono già 444, 392 dei quali dispersi in mare, e nel 2006 erano stati circa 1.035. "Gli sbarchi - si legge ancora - sono diminuiti del 75 per cento, ma in mare si continua a morire".

Il rapporto tratta poi degli "Stati cuscinetto". Il Marocco per esempio, dove "la caccia all'uomo non si è fermata": dall'aeroporto di Dakhla, le autorità marocchine hanno rimpatriato nel mese di ottobre almeno 457 migranti sub-sahariani. A Rabat, nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2007, un centinaio tra migranti e rifugiati sono stati arrestati in un rastrellamento e deportati a Oujda, alla frontiera con l'Algeria. Paese che "rischia di divenire un nuovo grande carcere alle porte della Fortezza Europa", con non meno di 40 mila migranti di 54 nazionalità arrestati dal 2000 al 2007, "detenuti senza processo e in condizioni degradanti". E ancora: almeno 27.500 persone tra uomini, donne e bambini deportati nello stesso periodo, "la maggior parte abbandonati alla frontiera con Niger e Mali, in pieno deserto del Sahara.

A leggere il rapporto, neanche la Grecia fa una bella figura: "Migranti picchiati e torturati nei centri di detenzione su diverse isole greche, dinieghi ingiustificati alle richieste d'asilo, respingimenti collettivi alla frontiera". Fortress Europe cita le "gravissime accuse" mosse alle autorità greche nel rapporto appena pubblicato dalla ong tedesca "Pro Asyl" e dalla "Associazione degli avvocati greci per la difesa dei diritti dei rifugiati e dei migranti". Violenze fatte di "pestaggi a sangue, simulazioni di esecuzioni capitali, elettroshock, immersione della testa in secchi riempiti d'acqua". E le richieste d'asilo - denuncia ancora il rapporto - sono sistematicamente rigettate con condizioni di vita nei centri di trattenimento definite "inaccettabili".

Al contrario di quanto sta accadendo in Italia e Spagna, quest'anno in Grecia gli sbarchi sono aumentati e già 4.500 persone sono state intercettate dalla guardia costiera nei primi otto mesi del 2007, contro i circa tremila degli scorsi anni. I migranti raccontano di "gravi crimini" perpetrati dai guardacoste greci, con le barche spesso bloccate in alto mare e costrette a fare ritorno verso la Turchia, i gommoni danneggiati per evitare che ripartano, migranti abbandonati su isolotti disabitati. Ed è la stessa Guardia costiera ad ammettere di sparare sui gommoni che tentano la fuga. I migranti arrestati nell'Egeo sono trasferiti a Evros, alla frontiera con la Turchia, e da lì riammessi in Turchia. Sistematico il diniego alle domande d'asilo: su 13.345 richieste nei primi sette mesi del 2007, sono stati riconosciuti solo 16 rifugiati e undici protezioni umanitarie, appena lo 0,2 per cento. "Vuoti a rendere", li definiscono.

L'accordo di riammissione tra Grecia e Turchia risale al 2001 e, dall'aprile 2002 al novembre 2006, Atene ha chiesto ad Ankara la riammissione di 23.689 migranti fermati perché privi di documenti di viaggio.
La Turchia ne ha formalmente riammessi solo 2.841, gli altri sono stati semplicemente abbandonati alla frontiera. Una donna irachena intervistata da "Pro Asyl" racconta: "Il 20 marzo 2007 ci caricarono su un camion e ci lasciarono lungo il fiume. Eravamo 150, tra iracheni, somali, eritrei, algerini, iraniani. Ci portarono a gruppi di 20-30 per ogni barca dall'altro lato del fiume, dal lato turco. Mi gettarono in acqua con il bambino. Dopo tre ore di marcia la polizia turca ci arrestò".

La situazione - prosegue il rapporto - non è migliore sull'isola di Cipro. Membro dell'Unione europea dal maggio 2004, l'isola sta diventando una nuova porta di accesso al Vecchio continente. E, inevitabilmente, "è già diventata una nuova sentinella della Fortezza Europa". A tutt'oggi "sono almeno dodicimila le richieste d'asilo al governo di Nicosia e solo 300 persone hanno un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Arrivano da Siria, Pakistan, Iran e Africa, s'imbarcano in Egitto o in Turchia sui mercantili e vengono lasciati nella regione dell'isola controllata dalle autorità turche. Dopo di ché passano la "linea verde" ed entrano senza documenti nella regione controllata dalla Grecia. "Sono detenuti in condizioni degradanti, a volte per anni, ma dall'isola trapelano poche notizie".