Dossier Caritas, il 30% degli stranieri accolti è di nazionalità rumena


Immigrazione e integrazione

intoscana.it

Calano le presenze degli albanesi e, secondo i dati della rilevazione, aumentano gli stranieri provenienti dal Perù. Oltre la metà delle persone “ascoltate” è risultata senza permesso di soggiorno.

Il dossier elaborato dalla Caritas Toscana sulle povertà incontrate nel 2006 nei vari centri d’ascolto ha evidenziato anche che il diploma di scuola superiore appartiene a circa il 40% delle persone straniere accolte (contro il 16% degli italiani) e che anche la laurea è più frequente tra gli immigrati (8% circa contro 2,5% degli italiani). Lo studio dunque non mette a riparo dalla povertà, ma c’è anche un buon 40% (considerato il dato complessivo) di persone che ha solo la licenza elementare o quella media inferiore. La disoccupazione, che appare in crescita, riguarda circa il 69% del totale delle persone accolte, circa 62% italiani e circa 71% stranieri, “e va anche sottolineato – ha aggiunto ieri Stefano Simoni – che tra gli italiani c’è un buon 11% di pensionati.

Il dossier Caritas si è focalizzato in modo specifico anche sulle persone straniere, evidenziando che al primo posto tra i paesi di provenienza c’è la Romania, (30% degli stranieri accolti nel 2006, contro il 28% nel 2005, senza considerare i dati relativi alle presenze nel 2007, con l’ingresso del paese nella Comunità europea) seguito da Marocco, Perù (con un 9,3% delle presenze e una tendenza in crescita), Ucraina, Polonia, Cina per la prima volta tra i primi dieci paesi. Calano invece le presenze di albanesi, ad indicare una lenta graduale integrazione. La maggioranza degli stranieri accolti risulta presente in Italia da non più di 4-5 anni, ma c’è anche un buon 6,7% che risulta presente da più di 10 anni. Oltre la metà delle persone ascoltate risulta inoltre senza permesso di soggiorno. Le persone, italiane o straniere, che si rivolgono ai centri d’ascolto denunciano genericamente una condizione di povertà nel 35,8% dei casi, a cui si accompagnano le problematiche relative al lavoro, all’immigrazione nel caso degli stranieri, alla casa, alla salute.

Se il 48% delle richieste è orientato verso beni e servizi materiali (ai primi posti vestiario, mensa, doccia, viveri), coinvolge oltre il 20% delle persone la richiesta di essere ascoltati, “non solo nel senso scontato di ricevere attenzione ma in quello più complesso di essere orientati – ha precisato Simoni – di costruire insieme agli operatori Caritas un percorso che possa aiutare ad uscire dai problemi. E’ un atteggiamento che sta crescendo”. Dal dossier emerge anche che se quasi il 60% delle persone accolte si è rivolto alla Caritas per la prima volta nel 2006, è anche vero che tra gli italiani circa il 30% risulta iscritto agli archivi dei centri ascolto da prima del 2000 (il 19% tra il 1996 e il 2000 e l’11% prima del 1996) contro quasi il 15% degli stranieri, segno concreto – ha concluso Simoni – “della difficoltà di superare il disagio e spettro, o meglio realtà, di assistenzialismo”.