Flussi 2007. Fatta la legge, trovato l’inghippo.


La rete sforacchiata di Amato

ilcannocchiale.it

Così si diceva una volta, ma il motto, purtroppo, è ancora di grande attualità nella sempre più caotica giungla legislativa italiana dove ognuno può trovare ciò che più gli fa comodo. E il discorso vale soprattutto per l’immigrazione, che nel nostro Paese mescola la severità della norma-madre tuttora in vigore, la Bossi-Fini, con il buonismo dei provvedimenti finora adottati dal Governo di centrosinistra.

Il recente decreto flussi, come noto, prevede 170mila nuove regolarizzazioni per lavoratori dipendenti extracomunitari più altre 80mila per i cosiddetti stagionali. La cifra complessiva, tuttavia, ha forti probabilità di essere oltrepassata. Nel solo 2006, infatti, le regolarizzazioni furono oltre 450mila ed è improbabile che l’Esecutivo di centrosinistra resista alla tentazione di innalzare il tetto prestabilito a fronte di un numero di richieste che certamente risulterà maggiore. Tanto più che da quest’anno è stata sburocratizzata, e quindi semplificata, la trafila necessaria a chiedere ed ottenere la regolarizzazione.

La grande novità, che rischia di trasformarsi nell’ennesimo “cavallo di Troia” per l’immigrazione irregolare, è rappresentata dalla modulistica on line, ovvero dalla possibilità, a disposizione degli imprenditori, di compilare e inoltrare le proprie richieste di manodopera straniera attraverso internet. La strada elettronica alla regolarizzazione, in effetti, pare disseminata di buche.

Secondo quanto denuncia Italia Oggi, infatti, sarebbe già stata individuato un metodo per ottenere l’agognata regolarizzazione senza averne diritto. Uno dei pochi requisiti imposti agli imprenditori che vogliano impiegare lavoratori extracomunitari senza permesso di soggiorno è costituito dal reddito. Il datore di lavoro, in altre parole, è tenuto a provare, attraverso le proprie dichiarazioni fiscali, di avere una capacità economica sufficiente a garantire un’adeguata retribuzione ai nuovi dipendenti. Ma questo, come fa notare il quotidiano economico, vale solo per le imprese esistenti.

Diverso, e assai più aleatorio, è invece il discorso per le aziende di nuova costituzione, nei confronti delle quali sembrerebbe valere un rapporto fiduciario. Queste, infatti, dovranno solo dichiarare un reddito presunto. Per accedere alla qualifica di impresa di nuova costituzione, insomma, basterà aprire una partita Iva. Fatto questo, sarà sufficiente dichiara un reddito presunto uguale o superiore ai 100 mila euro e - come scrive il quotidiano diretto da Franco Bechis - «il gioco è fatto: si hanno tutte le carte in regola per chiedere il nulla osta all’ingresso anche di dieci stranieri e senza correre rischi, visto che poi nessuno andrà a controllare se il reddito presunto è stato raggiunto o meno».

Il meccanismo, per Italia Oggi, si sarebbe già messo in moto. In questi giorni che precedono le tre date stabilite dal Viminale per l’inoltro delle domande d’ingresso (il 15, il 18 o il 21 dicembre), infatti, le Camere di Commercio e le Agenzie delle Entrate sarebbero teatro di lunghe file, composte, guardacaso, da numerosi immigrati col pallino dell’imprenditoria.

Tutto quello che devi sapere sui flussi 2007