Più fondi e collaborazione con i medici - Poca sicurezza nelle strutture


Monitoraggio dei cittadini sui servizi per le tossicodipendenze

Cittadinanzattiva

Salute e Sanità

Poca sicurezza nelle strutture, scarso coinvolgimento dei medici nel percorso terapeutico, mancanza di reperibilità sulle 24 ore per i casi urgenti. Senza considerare l’aumento del consumo della droga. Questo il quadro che emerge dall’indagine “Insert-Un monitoraggio dei cittadini sui servizi per le tossicodipendenze”, realizzata da Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato, attraverso il coinvolgimento di specialisti di medicina generale, su 63 strutture Ser.T, i centri pubblici per il trattamento delle tossicodipendenze.

“Il rapporto - ha detto Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva - non si limita a fotografare la realtà, ma evidenzia due improcrastinabili necessità: dare più fondi ai Ser.T e investire nella collaborazione tra servizi e medici di medicina generale”.

Ecco i punti principali dell’indagine:

Le strutture. Per la maggior parte fatiscenti, le strutture non assicurano il reperimento di informazioni, mentre le attività di miglioramento del servizio lasciate alla libera volontà degli operatori. Nei Ser.T. sono stati infatti segnalati fatiscenza alla pareti (34,9 per cento dei casi), rifiuti e altro materiale abbandonato (14,3 per cento), soffitti e muri ricoperti di ragnatele (12,7 per cento).

Nel 60,3 per cento dei casi sono stati rilevati ingressi con barriere architettoniche e non dotati di scivoli, mentre in un centro su due non esiste un ingresso indipendente esterno per garantire la privacy.

La ricerca segnala inoltre una scarsa attenzione ai bisogni degli utenti: all’ingresso non sono disponibili opuscoli informativi con i servizi offerti e i nomi degli operatori (63,5 per cento), opuscoli informativi sui diritti dei pazienti (68,3 per cento), documenti o avvisi sulla possibilità di comunicare commenti o reclami (71,4 per cento), mentre sono reperibili opuscoli informativi sulla prevenzione delle malattie (60,3 per cento).

Servizi. I responsabili dei Ser.T coinvolti nell’indagine hanno messo in evidenza che il servizio non è in grado di assicurare una reperibilità sulle 24 ore per i casi urgenti (96,3 per cento dei casi). Nel 40,7 per cento dei casi i responsabili dichiarano che non esistono altre tipologie di servizi collegate al Ser.T, né strutture diurne (53,1 per cento) o unità mobili (64,2 per cento).

E nella maggior parte (79 per cento) dei casi non esiste mediazione culturale, il servizio rivolto agli stranieri e immigrati che dovrebbe invece offrire informazioni per tentare di superare le difficoltà di comunicazione. In tema di qualità del servizio, il personale viene formato al miglioramento della qualità nel 74,1 per cento dei casi, tuttavia nel 58 per cento non sono state definite procedure di valutazione periodica del funzionamento del servizio e non è stata effettuata un’indagine sulla soddisfazione degli utenti negli ultimi due anni in due centri su tre.

Sui tempi di attesa per l’avvio del progetto riabilitativo dopo la valutazione iniziale, anche se in rari casi, si aspetta dai 20 ai 30 giorni (6,2 per cento) o fino a 60 giorni (1,2 per cento). Secondo i 170 utenti intervistati l’accoglienza che hanno ricevuto è percepita come buona nel 90 per cento dei casi, anche se per il 23,5 per cento gli spazi di attesa non sono adeguati. L’accesso al servizio per la maggior parte avviene una o più volte alla settimana. E anche se gli orari di apertura al pubblico sono considerati adeguati la maggior parte degli utenti vorrebbe che il servizio fosse aperto tutti i giorni.

I medici. Uno dei punti critici che emerge dallo studio è lo scarso coinvolgimento dei medici generici nel percorso terapeutico dei tossicodipendenti e la difficoltà di inserire gli specialisti in una “rete di servizi”. La maggior parte dei dottori (65,8 per cento) dichiara che il modello gestionale migliore per gestire il tossicodipendente prevede il ruolo attivo del medico in quanto parte di una rete di servizi nonostante sia difficile occuparsi dei pazienti con problemi di droga a causa dello scarso tempo a disposizione (62,6 per cento), della difficoltà di collaborazione con le strutture specialistiche (50,3 per cento) e della propria inadeguata preparazione nel campo della tossicologia (45,7 per cento).

Gli utenti. Nel 2005 sono stati 162.005 gli italiani che si sono rivolti ai Servizi pubblici per le tossicodipendenze: in Italia ogni diecimila abitanti 27,7 sono tossicodipendenti che hanno chiesto aiuto. Gli utenti sono soprattutto maschi (oltre 140 mila casi) e l’età media, sia per gli uomini che per le donne, è intorno ai 33 anni, anche se i nuovi utenti sono più giovani. Su cento persone che si sono rivolti al servizi pubblici, oltre settanta fanno uso primario di eroina, tredici di cocaina e una decina di cannabinoidi. In Piemonte e in Campania, rileva lo studio, c’è la più alta percentuale di utenti Ser.T che fa uso primario di crack (rispettivamente 1,5 per cento e 1,2 per cento contro la media nazionale dello 0,3 per cento).