Immigrazione, verso una svolta per il Cpt


Amato vuole trasformarlo in centro di accoglienza. Il prefetto di Gorizia: già fatti i primi passi

Messaggero veneto

La svolta per il Cpt di Gradisca potrebbe arrivare fra poco. Il ministro Amato vuole trasformare il centro di permanenza che oggi ospita 52 clandestini in una struttura di accoglienza. E l’annuncio del prefetto di Gorizia Roberto De Lorenzo è arrivato ieri, quando dopo 15 mesi e 3 giorni di portoni sprangati e muri invalicabili, il Cpt ha aperto per la prima volta le porte. Sono le 11.15 e aldilà di quel muro, la visuale è identica a fuori. Grigio. Cemento. E ancora cemento. Il prefetto De Lorenzo e il questore Emilio Ruocco guidano la visita, ai lati scorrono uffici, la lavanderia, magazzini, depositi, poi un’altra porta, un atrio, spazioso, una piccola “reception” (ma niente a che vedere con un albergo) e sulle pareti foto, lettere, racconti: i ricordi di chi il Cpt lo ha già salutato.

Si uniscono alla comitiva il presidente della cooperativa Minerva (il gestore dei servizi interni del Cpt), Adriano Ruchini, e il direttore del centro, Paolo Zotti. Il prefetto illustra brevemente il programma, responsabile e personale della Minerva, dirigenti di Prefettura e Questura rispondono alle domande, spunta anche qualche ospite che si fa intervistare, senza “ostruzioni”, vengono snocciolati dati e numeri del Cpt, con il prefetto che ricorda come «interventi di “alleggerimento” della struttura sono già state effettuate, altre sono in fase di esecuzione, come anche il Cid, il centro di identificazione per richiedenti asilo: struttura esterna al Cpt, che vi sorgerà a fianco e che sicuramente sarà ultimata entro l’anno, anche se non si sa ancora quando entrerà realmente in funzione». «Sono state tolte sbarre, pannelli divisori: l'esperienza e la realtà hanno fatto comprendere cosa sia superfluo qui dentro, il tutto – spiega De Lorenzo – al fine di migliorare l'ospitalità, anche se purtroppo la struttura è quella che è: un contenitore di persone che non vorrebbero essere qui. I Cpt, però, vogliono essere cambiati, rivisti e ripensati e la nuova linea del governo, voluta dal ministro Amato, non esclude che in futuro in questo Cpt si ricavino ulteriori aree più confacenti il concetto e l’interpretazione odierna di accoglienza».

Un’altra porta, si gira a destra e si esce. Uno spiazzo di cemento, frazionato da muretti dove fino a poco tempo prima c'erano altre sbarre. Una cinquantina di metri di lunghezza per venti di larghezza, tutt'intorno le sbarre che isolano i corridoi d'ingresso alle stanze.
«Qui il vero problema non è solo far passare il tempo - si confida un clandestino accertandosi di non essere visto: qui il vero problema è la notte, perchè tutte queste sbarre ti restano in testa anche quando chiudi gli occhi. Qui l'unico vero lusso per un ospite, come ci chiamano, è riuscire a dormire». Al Cpt di Gradisca ci sono 52 immigrati clandestini (a fronte di una capacità totale di 250), qualcuno non vuole essere ripreso o fotografato ma pur essendo una struttura "mista", che prevede cioè una ripartizione in reparto maschile e femminile, di donne non c'è traccia. »Sono direttive ministeriali, noi ci occupiamo solo della gestione, non sappiamo niente in proposito - precisano ancora una volta gli operatori di Minerva -. All'inizio venivano portate qui anche donne ma è da parecchi mesi che non succede più».