Le leggi del Governo incoraggiano le stragi di clandestini


Quando si fanno leggi sull’immigrazione, occorre avere ben chiaro il tipo di Paese che si vuole e qual è il futuro che si intende progettare per le generazioni future.

la padania online

Secondo una stima del Sole 24 Ore, oggi in Italia si trovano almeno 600 mila clandestini, cifra che ci colloca ai vertici europei, addirittura oltre la Germania. Secondo una nostra proiezione, nel 2050 in Italia ci saranno 25 milioni di immigrati. Con il tasso di crescita attuale della popolazione italiana, questo significa che con le leggi oggi in vigore si sta procedendo alla svendita del nostro Paese. Un legislatore onesto deve pensare al futuro, non farsi fagocitare da ragionamenti miopi dettati da esigenze tattico-elettorali». A fare chiarezza sulla questione immigrazione è Roberto Cota, parlamentare e segretario nazionale della Lega Nord Piemont. Onorevole Cota, in seguito alla morte dei clandestini al largo di Lampedusa, la sinistra radicale chiede la chiusura dei Cpt e membri del Governo rilanciano l’attualità della legge Amato-Ferrero. Qual è il suo parere? «Trovo profondamente sgradevole fare strumentazioni politiche sulla morte di esseri umani. Sulla situazione di Lampedusa, in particolare, vorrei ricordare l’impegno della Lega Nord che, con precisi interventi in Parlamento, si è posta a fianco dell’Amministrazione locale per riportare la situazione a una condizione di vivibilità per la popolazione residente. Dal punto di vista politico generale, invece, bisogna osservare che talvolta queste persone muoiono anche perché dall’Italia è partito un messaggio particolarmente “incoraggiante”. Mi riferisco a quello dettato da questo Governo, che non ha perso occasione per dimostrarsi amico dell’immigrazione clandestina, soprattutto quando ha detto che l’immigrazione stessa è qualcosa di ineluttabile a cui occorre adattarsi senza porre alcun limite. E’ evidente che queste dichiarazioni si trasformano in un chiaro invito a dare l’assalto alle nostre coste». Invece come stanno realmente le cose?

«Nessuno dice che il problema dell’immigrazione possa risolversi con la bacchetta magica. La Bossi-Fini ha fatto molto e tutti siamo consapevoli che ancora molto restava da fare sulla parte attuativa. Però occorre decidere quale modello si vuole realizzare: consentire l’ingresso a un numero preciso di persone oppure aprire indiscriminatamente le frontiere regolarizzando tutti coloro che arrivano.

Secondo noi il modello corretto è il primo, mentre nel secondo caso andremo incontro a una vera e propria catastrofe sociale». Si riferisce alla scelta della Amato-Ferrero che ha scollegato la presenza di immigrati sul territorio nazionale alla disponibilità di posti di lavoro?

«Quella legge non realizza alcuna forma efficace di controllo poichè il posto di lavoro è uno strumento efficace per consentire la verifica che l’immigrato sia inserito o meno in un contesto sociale di regole».

Com’è la situazione in Piemonte?

«Molto differenziata. Dalle aree nella regione dove esiste una buona possibilità di controllo e di gestione del fenomeno si passa a realtà esplosive come quella di Torino.
I sostenitori dell’immigrazione libera sostengono che c’è bisogno di immigrati per la copertura di una serie di lavori che nessuno vuole più fare. In effetti, girando per Torino risulta evidente che c’è una gran massa di immigrati che a quei posti di lavoro “disponibili” non sono assolutamente interessati. Questo dimostra che non serve a nulla aprire indiscriminatamente le frontiere o dare accoglienza a chiunque, ma che sarebbe più utile eventualmente rivedere le quote per categorie di immigrati in grado di svolgere quei lavori che ci necessitano.

Su questo punto esiste la disponibilità della Lega Nord, sempre che non si voglia trasformare l’offerta di lavoro che viene dagli immigrati in una scusa per drogare il mercato del lavoro a discapito della possibilità di inserimento per i nostri giovani».