Odissea barcone immigrati tra Malta e Lampedusa: un morto


L'odissea degli extracomunitari, provenienti dall'Eritrea e da altri paesi del Corno d'Africa, si è conclusa solo ieri sera

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Per quasi 24 ore lo spettro di una nuova tragedia del mare di dimensioni spaventose è aleggiato nel basso Mediterraneo: un vecchio peschereccio stracarico di immigrati, tra cui decine di donne e bambini, ha rischiato di naufragare a largo delle coste maltesi, così come era accaduto venerdi' a un'altra carretta.

A dare l'allarme è stata proprio la nave da crociera spagnola Jules Verne, che aveva appena raccolto 13 superstiti segnalando che 15 naufraghi risultavano dispersi: "C'é un altro barcone in difficoltà con circa 150 clandestini a bordo, venite a soccorrerli". Un appello rimasto inascoltato, nonostante le condizioni proibitive del mare Forza 4, con raffiche di vento fino a 25 nodi.

Il barcone, che venerdi' pomeriggio aveva lanciato l'Sos con un satellitare, è stato avvicinato in serata da una motovedetta della Marina Maltese. Ma l'equipaggio si è limitato a consegnare ai clandestini giubbotti salvagente, acqua e viveri.

Secondo le autorità de La Valletta, infatti, non sarebbe giunta alcuna richiesta di aiuto da parte dei migranti, che avrebbero anzi manifestato l'intenzione di proseguire la loro traversata. La carretta ha continuato così a navigare lentamente verso Lampedusa: ad attenderla, al confine con le acque maltesi, ha trovato le motovedette italiane della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, che hanno scortato il 'boat people' fino al porto dell'isola.

L'odissea degli extracomunitari, provenienti dall'Eritrea e da altri paesi del Corno d'Africa, si è conclusa ieri sera. Un cadavere e' stato recuperato in mare dalle motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza mentre le unita' militari stavano scortando il barcone con oltre 250 clandestini. Il clandestino morto non farebbe parte del gruppo d'immigrati, tra cui una sessantina tra donne e bambini.

Intanto un altro salvataggio in mare continua a suscitare polemiche e dure prese di posizione. Il parlamentare europeo di Rifondazione Comunista, Giusto Catania, ha infatti visitato ieri mattina, nel carcere di Agrigento, i sette marinai tunisini arrestati mercoledì scorso a Lampedusa con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Si tratta degli equipaggi di due motopesca che avevano soccorso 44 clandestini, tra cui 11 donne e due bambini, poco prima che il loro gommone affondasse. "Questi marinai non sono per niente scafisti, la magistratura di Agrigento sta prendendo una colossale cantonata", ha dichiarato Catania all'uscita dal carcere.

"Ci sono vari elementi - ha aggiunto - che dimostrano la loro buona fede. Intanto non si sono mai visti sette scafisti regolarmente iscritti al compartimento marittimo di Monastir trasportare 44 immigrati; il valore dei due motopesca sequestrati, poi, è di centinaia di migliaia di euro, nulla a che vedere con i barconi fatiscenti utilizzati per la tratta degli immigrati".

L'esponente del Prc, che ha chiesto l'intervento del governo e in particolare del ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero, ha anche riferito la frase pronunciata tra le lacrime da uno dei sette marinai, un giovane figlio di uno dei due comandanti: "Sono stato trattato come un mafioso solo per avere salvato la vita di 44 persone...".