Accogliere a volte è difficile


Stranezze e contraddizioni.

ilmessaggero.it

Recentemente la Ue ha minacciato l’Italia di attuare una procedura di infrazione in merito alle nostre mancanze nelle politiche a favore dell’integrazione della minoranza Rom. In un dibattito televisivo di pochi mesi fa Massimo Converso, presidente dell’Opera nomadi, definiva con mia sorpresa come improntate ad un “esotismo fuori luogo” alcune prese di posizione dei funzionari europei preposti alla questione, aggiungendo che tali persone non hanno una oggettiva conoscenza delle problematiche connesse al mondo delle etnie nomadi.

Stranezze e contraddizioni. La Romania per quanto ne so sembra non aver mai attuato politiche sociali nei riguardi dei propri cittadini di etnia Rom, né pare essersi dotata di un gran sistema di assistenza alle fasce deboli della società a tanti anni di distanza dalla rivoluzione democratica che depose Ceausescu. Mi chiedo allora perché si vada a stigmatizzare l’Italia, imbelle tributaria di massicci movimenti migratori da quel paese da che l’entrata in Europa ne ha scoperchiato il vaso di Pandora.

Roma è stipata di cittadini romeni, nomadi e non, in larga misura clandestini il cui comportamento, a partire dalla violazione di basilari regole di convivenza sta suscitando preoccupazione. Mesi fa un noto politico fu accusato di demagogia facilona allorché affermò: “La Capitale è piena di baraccopoli abitate da stranieri, ha seri problemi di ordine pubblico e la giunta comunale pensa ad altro”. Sì, un colpo basso contro il Sindaco allora additato quale possibile guida del nascente partito democratico, ma è la verità.

Molti giardini pubblici - trascurati - della città sono frequentati da sbandati col vizio del bere; qualsiasi ponte, anfratto, campo incolto od anche parco e riserva naturale ha la sua brava baracca tenda o tendopoli dove si vive in condizioni igienico-sanitarie rischiose per tutti e si appesta l’aria accendendo fuochi utili anche a squagliare le guaine plastiche dei cavi di rame rubati, nuova frontiera del contrabbando.

Rovistare nei cassonetti dell’immondizia è ormai pratica diffusa; donne da avviare alla prostituzione vengono introdotte e talvolta segregate e ridotte in schiavitù da bande dedite al racket; in centro e non solo c’è l’organizzazione che introduce e sfrutta invalidi mandati a chiedere l’elemosina esibendo le loro mutilazioni mentre questuanti organizzati si siedono fuori ogni farmacia, panetteria, supermarket o chiesa con orari di lavoro di svizzera precisione; i monumenti vengono eretti a domicilio improvvisato: tempo fa comparvero tende nel fossato di Castel Sant’Angelo, mentre è di ieri la notizia sulla presenza di “clochards” nel Foro Romano; si aggredisce brutalmente a scopo di rapina (3 casi in pochissimo tempo, rumeni gli artefici acclarati in uno di essi).

Liti fra connazionali sfociano in violenza a volte efferata; la sera si esce con qualche pensiero in più: meglio guardarsi attorno, non si sa mai…Tutto da voi puntualmente documentato; potrei invece aggiungere i piccoli esempi di prevaricazione e maleducazione, difficilmente documentabili perché appartenenti alla quotidianità. Persone che come me amano relazionarsi con lo straniero stanno perdendo le staffe di fronte a questa bellissima città da circa sei anni ridotta ad un girone dantesco, abbrutita, sporca, triste.

Le autorità non sono capaci di sobbarcarsi un piano organico di intervento, pare che i trattati europei non consentano allo stato attuale di procedere alle necessarie espulsioni, alcune norme di ordine pubblico non sono applicate e si vivacchia nell’immobilismo mentre i Soliti Perbene fanno distinguo (“anche l’italiano delinque!”), minimizzano, (“per carità, non sono tutti così!” - gran scoperta -), ci Insegnano con tono lacrimevole che queste persone sono “Vittime di un sistema politico-economico iniquo”, inventano improbabili soluzioni al collasso dei campi nomadi e tirano fuori il solito mantra su Roma Sicura, Capitale dell’Accoglienza ed oleografiche tirate su Tolleranza, Bisognosi, Ultimi, Emarginati, Invisibili etc. mettendo tutto e tutti nel solito confuso calderone.

Ma la dignità? I valori? La convivenza civile? L’ordine pubblico? La giustizia? La solidarietà e l’integrazione come promozione dello sviluppo della persona? La solita superficialità. In un’intervista dello scorso autunno al Financial Times il premier romeno dichiarava che non ci sarebbe stata alcuna invasione e ad ogni modo “si tratta di persone con un livello di istruzione medio-alto”: bontà sua.

I Nostri, invece, bontà loro, continuano a non gestire favorendo oltretutto il sorgere con gli immigrati tutti di un nuovo ceto sociale di pària relegati alle mansioni umili, mentre indulgono al gran parlare degli sbarchi a Lampedusa, quasi l’Italia non confinasse al Nord con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, frontiera da cui un altro florido traffico di esseri umani ci regala soggetti che vengono qui a sgomitare perché ormai cittadini europei, mentre operai e badanti molto spesso in nero costituiscono il Glorioso Volano del “Modello economico Roma”.

Tanto tempo fa andai a dare una mano alla mensa della Caritas di Colle Oppio: venivano persone piene di dignità, accoglierle era un piacere. Rimpiango la Roma di appena dieci anni fa. Grazie dell'attenzione.