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Sessioni plenarie
Aprire canali di immigrazione legale per lottare contro quella clandestina
Immigrazione - 26-09-2007 - 18:32
Il Parlamento sollecita una direttiva che fissi un quadro comune di diritti e obblighi dei lavoratori immigrati. Sostiene poi ogni misura per attirare lavoratori qualificati, nei limiti stabiliti dai singoli Stati, inclusa la creazione di un permesso di lavoro UE (Carta blu). Ma esprime perplessità sul rilevamento dei dati biometrici. Chiede anche attenzione per i lavoratori stagionali e, rilevando la responsabilità di media e politici, misure per agevolare l'integrazione.

Adottando con 557 voti favorevoli, 101 contrari e 22 astensioni la relazione di Lilli GRUBER (PSE, IT), il Parlamento osserva anzitutto che, secondo Eurostat, il numero di cittadini di paesi terzi soggiornanti legalmente nei 27 Stati membri dell'Unione europea ammonta a circa 18,5 milioni (mentre circa 9 milioni di cittadini dell'Unione risiedono in Stati membri diversi dal proprio). E' quindi necessario un approccio globale e coerente in materia d'immigrazione a livello europeo, «poiché una modifica della politica d'immigrazione in uno Stato membro influenza i flussi migratori e l'evoluzione in altri Stati membri».
 
A tale proposito, i deputati si compiacciono del piano d'azione sull'immigrazione legale presentato dalla Commissione. Anche perché, a loro parere, «l'apertura di canali di immigrazione legale contribuirà alla lotta a quella illegale e al traffico di esseri umani», dal momento che i due fenomeni sono strettamente legati. Notano peraltro che i controlli cui è soggetta l'immigrazione legale «sono sempre più severi», e che è quindi «sbagliato far credere che l'immigrazione non sia controllata».
 
Favorevoli alla definizione di condizioni di ingresso e di soggiorno per altre categorie di immigrati economici, compresi i lavoratori non o scarsamente qualificati, i deputati chiedono alla Commissione di procedere ad una previsione a breve e a medio termine del fabbisogno di manodopera supplementare nei vari Stati membri. Tali stime dovrebbero anche tener conto degli immigrati non economici, dei profughi e delle persone che necessitano di un regime di protezione sussidiaria, nonché delle persone che beneficiano del ricongiungimento familiare.
 
Il Parlamento giudica poi «indispensabile» l'adozione di una direttiva quadro generale volta a garantire, ai cittadini di paesi terzi impiegati legalmente in uno Stato membro, «un quadro comune di diritti corredato da un certo numero di obblighi da rispettare». In proposito, ricorda tuttavia la necessità di evitare una gerarchia dei diritti tra le diverse categorie di lavoratori e di proteggere in particolare i lavoratori stagionali e i tirocinanti retribuiti. Approvando inoltre l'idea di un'unica richiesta per un permesso combinato soggiorno/lavoro, i deputati ritengono che la direttiva debba includere proposte che consentano ai migranti di cambiare status o lavoro, pur restando nell'UE.
 
D'altra parte, si interrogano sul riferimento, nel piano d'azione, al rilevamento dei dati biometrici "più avanzati" e, al riguardo, giudicano indispensabile che, in ogni caso, siano «rispettati i principi di proporzionalità e di finalità». Nel concordare, inoltre, sulla necessità di un riconoscimento reciproco dei titoli di studio, ritengono che debbano essere individuate misure volte ad appurare se esiste la possibilità per gli immigrati, al momento del ritorno nel paese d'origine, di trasferire i propri diritti pensionistici e i diritti sociali connessi al lavoro svolto e per i quali è stati chiesto loro di versare contributi.
 
Accogliendo favorevolmente la comunicazione della Commissione sulla migrazione circolare e i partenariati per la mobilità tra l'Unione europea e i paesi terzi, i deputati concordano sulla necessità di evitare gli effetti dannosi della "fuga di cervelli", stimolando invece la "circolazione dei cervelli". Nel sottolineare inoltre l'importanza di istituire relazioni di lavoro stabili e basate sul diritto tra imprese e lavoratori, appoggiano l'idea di prevedere visti di lunga durata per ingressi multipli, nonché la possibilità per gli ex immigrati di ottenere prioritariamente un nuovo permesso di soggiorno in vista di un'ulteriore occupazione temporanea.
 
Il Parlamento appoggia ogni misura volta ad aumentare l'attrattiva dell'Unione agli occhi dei lavoratori maggiormente qualificati, al fine di soddisfare le esigenze del mercato del lavoro europeo. Suggerisce, a tal fine, alla Commissione e agli Stati membri di individuare modalità volte ad accordare immediatamente a tali lavoratori il diritto di circolare liberamente nell'UE e a consentire loro di restare nell'Unione per un periodo di tempo limitato dopo la scadenza del loro contratto di lavoro o dopo un licenziamento, al fine di cercare un'altra occupazione.
 
Sostiene, quindi, ogni misura di semplificazione che agevoli l'entrata di questi lavoratori, «pur lasciando che la definizione delle esigenze specifiche e delle quote in materia di immigrazione economica sia di competenza dello Stato membro». Si dice inoltre favorevole alla creazione di un permesso di lavoro UE (la cosiddetta "Carta blu") «per facilitare la libera circolazione dei "cervelli" in Europa nonché i trasferimenti di personale in seno alle multinazionali». Per chi è in ricerca di un lavoro, invece, chiede alla Commissione di presentare uno studio completo sulla possibile attuazione di un sistema di carta blu.
 
Nel rilevare poi che i lavoratori stagionali di paesi terzi «apportano un contributo essenziale a settori come l'agricoltura, l'edilizia e il turismo», il Parlamento sottolinea la crescente importanza che l'occupazione irregolare in questi settori riveste in diversi Stati membri e si compiace quindi per la proposta di direttiva che introduce sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente nell'UE. Nel contempo, evidenzia «l'importanza cruciale che, nel settore del lavoro stagionale, rivestono la flessibilità e la rapidità delle procedure di assunzione». I lavoratori stagionali che rispettano le norme stabilite per questo tipo di migrazione debbono quindi beneficiare di un accesso prioritario alle altre forme d'immigrazione legale.
 
D'altro lato, i deputati giudicano necessaria una definizione precisa della categoria dei tirocinanti retribuiti (limite d'età, competenza linguistica, periodo massimo di tirocinio, possibilità di conversione di tale status in un permesso di soggiorno di altro tipo, ecc.) nonché l'istituzione di controlli volti ad evitare eventuali abusi di tale status. Propongono poi che ai tirocinanti retribuiti sia rilasciato un permesso di soggiorno europeo da 6 a 12 mesi.
 
In materia di integrazione, il Parlamento ritiene opportuno elaborare un vademecum dei diritti e dei doveri dei lavoratori migranti «per agevolarne la partecipazione alla vita economica, sociale e politica». In proposito, sottolinea come la scuola sia «un luogo fondamentale per il dialogo interculturale». Sollecita poi la Commissione a promuovere il lavoro delle organizzazioni della società civile «a favore della coesistenza multiculturale, del rispetto reciproco e dell'educazione alla pace e alla non-violenza». Ritiene inoltre indispensabile informare gli interessati, prima della loro partenza, in merito alle condizioni e alle possibilità di immigrazione legale nell'Unione e, a tal fine, appoggia la creazione a breve termine di un portale europeo dell'immigrazione su Internet. Sostiene poi i progetti volti a istituire corsi di formazione e di lingue nei paesi di origine per aiutare i migranti a specializzarsi e a meglio rispondere alle necessità di lavoro nell'Unione.
 
Considerando che in qualche decennio l'immigrazione è diventata «un tema di estrema delicatezza politica, che può facilmente essere sfruttato a fini demagogici e populisti», il Parlamento sottolinea infine che gli esponenti politici, a tutti i livelli, «dovrebbero essere consapevoli della loro responsabilità quanto all'utilizzo di un linguaggio corretto in tale ambito». Ed evidenzia la particolare responsabilità dei media, soprattutto dei servizi pubblici europei di radio e televisione, «ai fini della diffusione di un'immagine corretta dell'immigrazione e della lotta contro gli stereotipi».
 
Con 317 voti favorevoli, 357 contrari e 8 astensioni, il Parlamento ha respinto un emendamento suggerito da PPE/DE e UEN che ricordava come gli stessi cittadini dell'UE che intendano soggiornare per più di tre mesi in uno Stato membro diverso da quello di origine debbano, in forza alla normativa comunitaria, «disporre di adeguate risorse economiche» per il sostentamento proprio e della famiglia, «pena l'allontanamento». Un cittadino UE, era anche precisato, può essere allontanato da uno Stato membro «per ragioni di salute pubblica, sicurezza pubblica e condanne penali».  
 
Dibattito
 
Dichiarazione della Presidenza
 
Manuel LOBO ANTUNES ha esordito sostenendo che la comunicazione della Commissione del dicembre 2005 rappresenta il quadro essenziale per rispondere alla sfida dell'immigrazione con un approccio globale, equilibrato e coerente. Un approccio globale, ha aggiunto, giustificato anche dagli avvenimenti di questa estate alle frontiere meridionali dell'UE. Occorre quindi lottare contro l'immigrazione clandestina e cogliere le opportunità dell'immigrazione legale. Questi, ha insistito, sono «due obiettivi inseparabili». Ha quindi accennato al rafforzamento del controllo realizzato alle frontiere marittime meridionali, all'aiuto bilaterale tra gli Stati membri e alla cooperazione con i paesi terzi vicini, di origine o di transito, nonché alle operazioni di salvataggio.
 
Ha poi sostenuto la necessità di rafforzare Frontex, che ha un ruolo sempre più importante nel controllo alle frontiere, e che in soli due anni ha sviluppato le sue capacità operative. Sottolineando le operazione congiunte realizzate, ha posto sull'accento sull'importanza della rete di pattugliamento che integrerà i sistemi di controllo, nonché sui gruppi di intervento rapido che hanno il compito di venire in aiuto degli Stati membri che devono far fronte a situazioni urgenti e eccezionali.  In seguito, ha citato le iniziative legislative n corso, come la proposta di direttiva sulle sanzioni a chi ricorre al lavoro nero, la direttiva sulle norme e sulle procedure comuni per il ritorno negli paesi di origine e gli accordi di riammissione con Russia, Ucraina e taluni paesi dei Balcani.
 
In merito all'immigrazione legale - che deve essere favorita - il Ministro ha sottolineato che la direttiva sui lavoratori migranti prevede un unico permesso di lavoro e di residenza, nonché un permesso di lavoro per i lavoratori altamente qualificati. Sul fronte delle relazioni esterne, ha sottolineato la necessità di prendere in considerazione tutti i paesi vicini e migliorare immigrazione circolare di lunga durata. Questo tema, ha peraltro concluso, sarà affrontato in occasione della conferenza euromediterranea prevista per il prossimo novembre.
 
Dichiarazione della Commissione
 
Franco FRATTINI non ha nascosto il suo ottimismo per i progressi realizzati «in così poco tempo» sul tema dell'immigrazione, anche alla luce dei dubbi sollevati in passato sulla possibilità che l'UE potesse avere una strategia comune in questa materia. Ponendo in risalto che l'approccio globale implica legare strettamente la dimensione esterna con le politiche interne dell'immigrazione, il vicepresidente ha sottolineato che occorre occuparsi anche delle radici profonde che conducono ad un'immigrazione «formata da gente disperata» che «deve abbandonare la propria patria per sopravvivere». Pertanto non si tratta unicamente di una questione di sicurezza, occorre anche «governare l'immigrazione legale ... per contrastare l'immigrazione illegale».
 
Notando come l'Europa abbia bisogno di lavoratori non comunitari, ha tuttavia giudicato pericoloso «dare illusioni facendo grandi numeri che possono avere un effetto attrattivo pericoloso». Ha poi ammonito che «l'immigrazione non può essere l'unica soluzione per far fronte al declino demografico». Non dobbiamo dimenticare, ha sottolineato, «che mentre parliamo di immigrazione da paesi non comunitari conserviamo ancora barriere alla libera circolazione dei lavoratori comunitari». Ha inoltre sottolineato che non bisogna arrendersi al declino demografico, pertanto «gli interventi per aiutare la famiglia e la natalità di noi europei sono altrettanto importanti, in questo quadro, quanto governare i fenomeni di immigrazione da fuori dell'Europa».
 
Il Vicepresidente ha poi annunciato che è stato lanciato il bando di gara per il portale europeo sull'immigrazione. Inoltre, il Fondo europeo per l'integrazione «è finalmente realtà» e la Commissione sta finanziando dei corsi di formazione linguistica e professionale nei paesi di origine. Infatti, se coloro che arrivano non hanno la formazione professionale richiesta e non parlano le lingue dei paesi dove lavorano, sono destinati ad un isolamento sociale». La Commissione, ha poi ricordato, adotterà entro breve due direttive «piuttosto innovative». Una riguarderà i lavoratori altamente qualificati e, attraverso la "Carta blu", intende rendere loro l'Europa più attrattiva, permettendo anche un'immigrazione circolare che evita anche la fuga dei cervelli permanente dai paesi di origine.
 
La seconda, relativa agli altri tipi di lavoratori, prevede la definizione di un unico documento che vale da permesso di lavoro e di soggiorno, aprendo anche un'armonizzazione di diritti sociali, ma lasciando liberi i paesi membri di applicare i regimi nazionali più favorevoli già esistenti. Nel 2008, ha poi aggiunto, la Commissione formulerà proposte dedicate ai lavoratori stagionali e ai periodi di formazione remunerati, anche per agevolare la mobilità di dipendenti di un'azienda con diverse sedi in Europa. Poi, ha sottolineato, «verrà il momento dei lavoratori non qualificati. La categoria più grande, per la quale occorre un approfondimento importante». A questo proposito ha specificato che non si tratterà di proposte legislative, ma piuttosto di «opzioni».
 
In merito alla cooperazione con i paesi d'origine, il vicepresidente ha ribadito l'idea di un'immigrazione circolare ed ha sottolineato che intende mantenere un dialogo aperto con essi. In proposito ha ricordato il prossimo vertice euromediterraneo e il vertice dei capi di governo Europa-Africa. L'Unione offrirà inoltre opportunità di partenariato - cooperation platform - che intendono promuovere la lotta contro il traffico di esseri umani, sradicare la corruzione e governare le opportunità di lavoro. 
 
Frattini ha poi sottolineato che l'integrazione «è una parte essenziale delle politiche migratorie» ed ha precisato che occorre contrastare il lavoro nero «che è un motivo di attrazione per l'immigrazione illegale». Bisogna quindi sanzionare gli imprenditori che approfittano degli immigrati clandestini e garantire una politica di rimpatrio rispettosa dei diritti fondamentali delle persone. L'Agenzia europea Frontex, ha proseguito, «ha aiutato a bloccare migliaia di immigrati illegali». Solo quest'estate ha salvato oltre 1.200 persone che sarebbero morte, ma ha anche determinato una riduzione del flusso di immigrati illegali nelle aree dei pattugliamenti. Quindi, ha concluso, «Frontex è stata, è e sarà uno strumento essenziale di questo approccio globale».
 
Interventi dei relatori
 
Per Lilli GRUBER (PSE, IT), l'immigrazione «non è un'emergenza né un fenomeno transitorio». Ha infatti ricordato che nel 2006 i migranti nell'Europa a 27 sono stati 18 milioni e mezzo, sottolineando che l'Unione europea deve definire «politiche strutturali» per affrontare questa sfida che «ci coinvolge tutti», poiché «da soli non andiamo da nessuna parte!». Molto è stato fatto nella lotta all'immigrazione clandestina, «ma non basta». Ha quindi insistito sul fatto che l'immigrazione illegale si contrasta «aprendo innanzitutto canali legali per entrare nell'Unione europea». 
 
Ha poi sottolineato che le nostre economie «non potrebbero più funzionare senza i lavoratori immigrati e senza i loro contributi previdenziali il nostro sistema di welfare è destinato alla paralisi, minacciato com'è dal pesante calo demografico». Definendo «un passo importante» il piano d'azione della Commissione, ha precisato che «resta ovviamente ai singoli Stati membri la responsabilità della definizione delle quote d'ingresso». Delle direttive che saranno proposte, la deputata ritiene prioritaria «quella che garantisce innanzitutto un quadro comune di diritti per i migranti», considerando necessario adottarla in codecisione, anche per eliminare il diritto di veto in Consiglio.
 
Ha inoltre evidenziato che la propria relazione chiede di poter disporre di dati statistici armonizzati e affidabili a livello europeo, in quanto «non si può legiferare sull'immigrazione senza conoscerne la reale portata», mentre «senza numeri certi diventa facile strumento di propaganda». Questo fenomeno, ha precisato la relatrice, «va affrontato senza demagogia, senza populismo, senza tabù». E' perciò fondamentale «un maggiore senso di responsabilità da parte dei politici e da parte dei giornalisti quando affrontano un tema così sensibile», poiché entrambi «svolgono un ruolo centrale nel processo di integrazione».
 
L'integrazione, ha poi aggiunto, «è un processo bidirezionale di diritti e doveri da entrambe le parti e che non può prescindere dalla partecipazione attiva degli immigrati alla vita economica, sociale e politica del paese ospitante». Sono quindi fondamentali il diritto a un eguale salario, alla sicurezza sul lavoro ma anche il riconoscimento dei titoli di studio, il diritto alla trasferibilità dei diritti pensionistici e il ricongiungimento familiare, «garantendo alle donne uno status giuridico indipendente dal coniuge». La cosiddetta Carta blu, a suo parere, «può essere un ottimo fattore di attrazione per professionisti di cui l'Europa ha molto bisogno». Ma ha chiesto di avere «qualche dettaglio in più». Inoltre, per i lavoratori non qualificati, i più numerosi, la direttiva sugli stagionali dovrà colmare un vuoto di diritti, offrendo «la possibilità di un acceso prioritario ad altre forme di immigrazione temporanea e permanente». Ha però chiesto quanto si dovrà aspettare per disporre dello studio sui migranti poco o non qualificati.
 
La relatrice ha quindi concluso chiedendo ai governi e al Consiglio «maggiore realismo e maggiore coraggio», poiché «alle paure e alle incertezze delle nostre società sempre più inquiete si risponde con una politica responsabile». «Non esistono frontiere sigillate e non siamo invasi dagli immigrati! L'immigrazione è una necessità e se governata con serietà può diventare una ricchezza in una società civile e rispettosa delle differenze».
 
Per Javier MORENO SÁNCHEZ (PSE, ES), in un'era di globalizzazione, immaginare il futuro dell'Europa e della nostra società senza immigrazione «equivarrebbe ad astrarsi dalla realtà», in quanto la migrazione è necessaria e positiva per la stabilità demografica, la crescita economica e la diversità culturale dell'Unione. Tuttavia, ha sostenuto la necessità di una migrazione legale di cittadini con diritti ed obblighi, «non di schiavi», perché «lo sviluppo ed il successo della politica di immigrazione dipendono, in larga misura, da una lotta decisa contro l'altra faccia della medaglia, l'immigrazione clandestina».
 
Per il relatore, la gestione di tali flussi migratori clandestini ed il suo controllo, peraltro, vanno oltre la capacità di azioni individuali degli Stati membri e sono, senza dubbio, la dimensione più delicata della politica di immigrazione globale e comune che deve sviluppare l'Unione europea. Occorrono inoltre frontiere terrestri, marittime e aeree sicure mediante misure di controllo e di vigilanza integrata. A tal fine, «Frontex e RABIT sono la strada da seguire». Frontex, ha aggiunto, funziona e dove ha operato si sono salvate vite e l'immigrazione clandestina è diminuita sensibilmente. I flussi clandestini, ha notato, «hanno dovuto prendere un'altra rotta, come è avvenuto recentemente in Spagna e in Italia».
 
D'altro canto, ha proseguito, è imperativo stabilire una politica europea di ritorno, nel pieno rispetto dei diritti umani, come uno dei fattori dissuasivi e negoziare accordi di riammissione con i paesi terzi. Occorre pertanto fermezza per arrestare il principale fattore di attrazione dell'immigrazione clandestina: l'occupazione illegale. Ha quindi chiesto agli Stati membri di agire con decisione e di dotarsi di mezzi finanziari adeguati per lottare contro la tratta delle persone. L'azione esterna, inoltre, richiede dialogo e cooperazione con i paesi d'origine e di transito. E' dunque necessario fermare le cause profonde dell'immigrazione clandestina e massimizzare l'impatto delle rimesse degli emigrati.
 
In conclusione ha ribadito che si deve lottare contro l'immigrazione clandestina ma non contro i clandestini «perché non sono delinquenti; emigrare non è un delitto». Ha quindi esortato a porre fine ai discorsi populisti e xenofobi che associano l'immigrazione a insicurezza, delinquenza, terrorismo o disoccupazione. «Nessuno emigra per capriccio, sempre per necessità».
 
Interventi in nome dei gruppi politici
 
Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha sottolineato come spesso l'immigrazione sia confusa con i drammi umani delle centinaia di persone che «hanno sacrificato la loro vita perché sognavano l'Europa». E, in proposito, ha affermato che il rispetto della vita rimane la nostra priorità quando progettiamo la nostra politica d'immigrazione. Sono, infatti, in gioco la coesione della nostra società, la nostra capacità di accoglienza, la nostra determinazione nella lotta al razzismo, all'intolleranza e alla xenofobia. Bisogna però distinguere fra i richiedenti asilo, i rifugiati temporanei e gli immigranti economici, di gran lunga, i più numerosi. In quest'ultima categoria, ha precisato, si deve inoltre distinguere l'immigrazione illegale, di competenza dell'Unione europea, da quella legale, che spetta agli Stati membri.
 
Ha quindi ricordato che il suo gruppo è favorevole a misure rigide contro l'immigrazione illegale - 10-15 milioni di persone risiedono illegalmente sul nostro territorio - perché «l'Europa deve assumersi le proprie responsabilità» e lottare contro chi approfitta della miseria umana. Ma Frontex, il fondo europeo per le frontiere esterne o la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere non sono sufficienti, occorrono più risorse umane e finanziarie. Ricordando che non tutti gli Stati membri sono confrontati ai flussi migratori in ugual misura, ha auspicato che la solidarietà giochi un ruolo importante nell'aiutare gli Stati membri «in prima linea», fornendo mezzi tecnici, logistici e finanziari. Per quanto riguarda invece l'immigrazione legale, Daul ha auspicato un miglior coordinamento fra tutti gli Stati membri. La proposta di una "carta blu" europea ed il progetto d'immigrazione circolare per i lavoratori non qualificati meritano un approfondimento.
 
Claudio FAVA (PSE, IT) ha anzitutto ricordato «la foto di 40 naufraghi appesi per due giorni e per due notti al centro del Mediterraneo ad una rete per tonni». In quel caso, ha proseguito, «salvare la pesca sembrò più importante che salvare la vita di quei disperati che non furono raccolti a bordo di quel peschereccio che li aveva incrociati». Occorre quindi «un approccio globale ma diverso al tema dell'immigrazione», che sappia tenere insieme equilibrio, solidarietà e che non abbia tabù. L'immigrazione, ha aggiunto, non può essere considerata solo un problema di sicurezza: «è una sfida necessaria per l'Europa, è un fattore di integrazione di evoluzione sociale con il quale siamo chiamati a confrontarci».
 
Occorre l'Europa, «purché sia capace di farsi carico di questo tema nella sua complessità» e, in proposito, ha sottolineato che il modo più efficace per arginare l'immigrazione illegale è aprire canali di immigrazione legale «purché vi sia reciprocità di diritti e di obblighi per gli immigrati e per i paesi che li accolgono». Sull'immigrazione illegale, inoltre, occorre stabilire un principio di solidarietà fra gli Stati membri purché riguardi tutti gli Stati membri. Al tempo stesso, è necessario che l'immigrazione clandestina possa essere combattuta creando condizioni nei paesi di provenienza «per risolvere le ragioni della profonda disperazione da cui questa gente fugge». Ha quindi concluso insistendo sul rispetto dei diritti umani, «che resta un punto di riferimento necessario per le nostre politiche».
 
Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) si è chiesto cosa - meglio del caso dei pescatori tunisini - possa illustrare la necessità di una politica comune europea sull'immigrazione. Per ogni tragedia umana che si è compiuta in dieci anni di «disperata inattività», il suo gruppo si è posto una semplice domanda: «quante persone devono morire prima che i governi si rendano conto che alzare il ponte levatoio della fortezza Europa non serve a niente?».
 
Ha quindi proseguito rilevando che nei prossimi 20 anni l'Europa perderà 20 milioni di lavoratori e che i governi nazionali non aiutano le persone delle quali l'Europa ha bisogno per competere nel mercato globale, ed infatti l'85% dei «cervelli migliori» vanno in America e in Australia a causa della nostra burocrazia e delle barriere poste alla libertà di circolazione. Ma ha anche ricordato che su 20 migranti solo 3 hanno delle qualifiche. Di conseguenza, l'unica scelta possibile per regolare questi flussi consiste in un maggiore aiuto nei paesi d'origine. In conclusione, ha ricordato che l'immigrazione «è trascinata da un inebriante cocktail di disperazione e speranza; segue la legge della domanda e dell'offerta ma è in grado - se gestita correttamente - di arricchire l'Europa e darle energia».
 
Per Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) «il vero problema irrisolto rimane impedire all'immigrazione illegale e incontrollata, e definire e garantire in modo univoco il rispetto delle leggi e delle regole vigenti nei paesi dell'Unione». Il problema, ha aggiunto, «continua a rimanere grave»: vi sono sentenze di magistrati, in Germania e in Italia, «che hanno ritenuto non perseguibili i genitori di una ragazza segregata in casa o ininfluente la richiesta di divorzio di una donna più volte picchiata dal marito, in quanto questi fatti rientravano nelle regole e nelle tradizioni dei paesi di provenienza degli immigrati». Grave anche a fronte del progetto di riforma del trattato che prevede sì, la creazione di una politica comune sull'immigrazione «ma che è di là da venire», mentre «per arginare l'immigrazione clandestina abbiamo necessità subito di una politica comune».
 
La deputata ha quindi sottolineato le risorse insufficienti di cui dispone Frontex che, spesso, «non ha i mezzi per potere controllare non solo le frontiere ufficiali ma i confini, perché sono i confini dei nostri paesi che hanno bisogno di maggiore controllo». Per costruire una società giusta, evitando «di snaturare le nostre e altrui identità», occorre «una politica forte per contrastare l'illegalità». Ha quindi chiesto alla Commissione e al Consiglio di rafforzare il controllo dei confini dell'Unione e le leggi armonizzate «per sanzionare con celerità e determinazione i trafficanti di esseri umani e per promuovere migliori accordi con i paesi di provenienza degli immigrati». Difendere i diritti umani e la dignità delle persone, ha concluso, «è in antitesi con politiche deboli che incentivano il pericolo terrorismo e il disagio sociale» e, in proposito, ha osservato che la mancanza di una regola comune per il diritto di asilo aggrava la situazione.
 
Per Jean LAMBERT (Verdi/ALE, UK) siamo chiaramente coscienti che «l'immigrazione è uno degli aspetti della vita», una forza per lo sviluppo, tuttavia si deve trovare uno status per coloro che attualmente non possono rientrare nei loro paesi d'origine a causa dei conflitti. Ha quindi chiesto agli Stati membri maggiore onestà sulla necessità di lavoratori migranti per la loro economia e di non «versare lacrime di coccodrillo» per gli immigrati quando votano per politiche commerciali che non permettono potenziali miglioramenti della situazione. Ha quindi rilevato come EQUAL sia stato in grado di fornire alcuni «esempi fantastici» su come utilizzare le capacità degli immigrati nel rispetto dei diritti e della parità di trattamento. E, concludendo, ha sottolineato che non si tratta di una mera questione di libertà di circolazione ma anche di affrontare il razzismo e la xenofobia.
 
Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT) ha affermato che, se le politiche dell'Unione europea fossero consequenziali alle parole del vicepresidente Frattini, si riterrebbe d'accordo con lui «ma, purtroppo, non è così». Ha quindi spiegato che le politiche UE «hanno prima parlato il linguaggio dei respingimenti, della criminalizzazione dei migranti, di politiche repressive, di agitazione dello spettro dell'invasione e ora, finalmente, cominciamo a parlare di politiche per gli ingressi». A suo parere, inoltre, la politica legale sull'immigrazione «è fondamentale per combattere l'immigrazione irregolare, impedire la tratta degli esseri umani, evitare le traversate della speranza, impedire che il Mediterraneo sempre più sia un cimitero a cielo aperto».
 
Pertanto, prima di proporre politiche di respingimento, «bisognerebbe discutere di come allargare i canali legali per gli ingressi e di come farsi carico della sfida demografica». In riferimento alla necessità di 20 milioni di immigrati entro il 2030 stimata dalla Commissione europea, il deputato ha sottolineato che ciò non implica che tutti siano qualificati. A suo parere, inoltre, occorre fare una valutazione su quale sarà la politica di respingimento: «pensare a 18 mesi di detenzione amministrativa, credo che in sé sia un delitto e una violazione sistematica dei diritti umani». Bisognerebbe anche analizzare le politiche di Frontex: «quest'anno abbiamo speso 45 milioni di euro; Frontex ha 90 dipendenti e ha fatto 4 interventi in mare durante quest'estate». Non ci si può quindi ritenere soddisfatti della politica attuata da Frontex, «che ha privilegiato il respingimento piuttosto che i salvataggi». Ha quindi concluso sostenendo che «i salvataggi devono essere una priorità» e ha chiesto informazioni circa la vicenda dei sette pescatori tunisini «che sono stati in galera in Italia per avere salvato 44 migranti».
 
Roger KNAPMAN (IND/DEM, UK) ha contrapposto la tendenza dell'Unione europea a «centralizzare» la politica dell'immigrazione con quella della Svizzera che invece la affida ai suoi Cantoni. Il governo federale svizzero ed i Cantoni ogni anno decidono sulle quote dei migranti ed hanno respinto l'idea di un'agenzia centrale. Inoltre, la Confederazione elvetica si focalizza sull'integrazione degli immigrati, con uffici per l'integrazione su tutto il territorio. Il sistema svizzero funzionata perché viene deciso sia in base ai bisogni locali sia in base a quelli nazionali, ma anche in quanto le comunità locali - che non sono senza volto o burocrazia centralizzata - sono responsabili per l'integrazione degli immigrati sulla base delle loro necessità.
 
Per Alessandro BATTILOCCHIO (NI, IT), «promuovere e regolare l'immigrazione legale è l'unica soluzione attuabile, non solo per combattere la criminalità collegata ai flussi migratori ma anche per tutelare e garantire i diritti delle persone». Come qualunque altro cittadino europeo, ha aggiunto, «gli immigrati dovranno essere integrati e inseriti nel contesto delle rispettive comunità con conseguenti diritti e doveri da rispettare». Ha quindi sottolineato l'importanza per l'Europa «di garantire, anche con risorse adeguate, centri di accoglienza dignitosi, formazione per il nostro personale, accesso all'informazione per i cittadini stranieri sui propri diritti e doveri, pene pesanti per coloro che sfruttano l'immigrazione illegale e, soprattutto, massima cooperazione tra i paesi membri». Per il deputato, infine, occorre assicurare a Frontex le risorse e coinvolgere il più attivamente possibile gli altri paesi vicini toccati dai flussi migratori.
 
Interventi dei deputati italiani
 
Alfredo ANTONIOZZI (PPE/DE, IT) ha anzitutto ringraziato il vicepresidente della Commissione per aver presentato un piano d'azione «che rappresenta finalmente un solco importante sul quale dibattere e lavorare per il futuro sull'immigrazione legale». Ha poi osservato che la relazione in esame è «un testo equilibrato frutto di utili negoziazioni e di importanti emendamenti di compromesso tra i vari gruppi politici che ci consentono di poter puntare a un sostegno diffuso» e, quindi, di sostenere anche il lavoro futuro della Commissione europea. In proposito, ha voluto sottolineare che la posizione del suo gruppo «ha rappresentato un importante elemento di equilibrio e di concretezza» e che i punti chiave del PPE/DE sono stati confermati. Tra questi ha ricordato «l'impegno a un deciso e fermo contrasto all'immigrazione illegale, il supporto dato ad un maggiore legame tra immigrazione legale e illegale e alla ricerca di maggiori strumenti di dialogo e di integrazione per gli immigrati».
 
Si tratta, ha aggiunto, di una relazione «europea», poiché «guarda al fenomeno dell'immigrazione come un qualcosa che deva essere affrontato congiuntamente, sia nei suoi aspetti positivi che negativi, da tutti i partner europei, che devono essere solidali tra loro e quindi affrontare con lo stesso grado di attenzione e di decisione anche problemi che colpiscono maggiormente determinati paesi». Il naufragio di una barca di clandestini, che si verifichi alle porte della Sicilia o delle Isole Canarie o di un altro luogo, ha spiegato, «deve rappresentare un problema comune». Ha quindi concluso sostenendo la necessità di una politica di coordinamento del fenomeno immigrazione a livello europeo, ma ha ribadito «il pieno rispetto delle competenze nazionali in materia di gestione degli aspetti quantitativi e dei flussi di immigrazione».
 
Mario BORGHEZIO (UEN, IT) ha anzitutto ammonito «sui rischi delle regolarizzazioni facili» ed ha sottolineato la necessità di sostenere con ben altri mezzi Frontex, che ha già ottenuto qualche risultato concreto. A suo parere, inoltre, la politica della Francia - «che va nella giusta direzione» - potrebbe essere di esempio. Ha poi condiviso alcune scelte delle magistrature, come quelle che in Italia «si comincia a sequestrare le case affittate ai clandestini». Misure concrete, ha aggiunto, «che dovrebbero diventare misure di carattere europeo».
 
«Ma dalla sinistra buonista e aperturista», ha proseguito scusandosi con la relatrice, «sentiamo un sofisma», che stupisce sentire «da una persona intelligente come lei». Ossia, che «si combatte la clandestinità aprendo le porte all'immigrazione legale, mentre «è piuttosto vero il contrario!». «E' estirpando il bubbone della clandestinità che si apre lo spazio e anche l'accettabilità e la tollerabilità, anche nei numeri, di un'immigrazione regolare, pulita, trasparente». Ha quindi concluso interrogando la relatrice: «Ha mai sentito parlare di mafia? E' vero che nella sua relazione questa parola non c'è! Non c'è la parola terrorismo, ma mafia e terrorismo guadagnano e si ingrassano sulle morti e sui traffici dei poveri clandestini. Dovreste capirlo anche voi, non è difficile!».



24/09/2007
Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Immigrazione, in particolare gli eventi dell'estate e il ruolo di Frontex
&
Lilli GRUBER (PSE, IT)
Relazione sul piano d'azione sull'immigrazione legale
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 26.9.2007
Votazione: 26.9.2007


RIF.: 20070823IPR09787
Contattare:
Federico ROSSETTO
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Numero di cellulare : (+32) 498 98 33 23

Per ulteriori informazioni:Comunicazione della Commissione sul piano d'azione sull'immigrazione legale
Comunicazione della Commissione - L'approccio globale in materia di migrazione un anno dopo: verso una politica europea globale della migrazione
Comunicazione della Commissione - Applicazione dell'approccio globale in materia di migrazione alle aree orientali e sudorientali vicine all'Unione europea
Comunicazione della Commissione al - Migrazione circolare e partenariati per la mobilità tra l'Unione europea e i paesi terzi
Proposta di direttiva che introduce sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente nell'UE
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