Soldini (Cgil): 'Il blocco dei flussi? Inutile e dannoso'
Lettera aperta di Pietro Soldini, dirigente della Cgil - Pubblichiamo con piacere una lettera di Pietro Soldini responsabile Immigrazione della Cgil e della sua opinione sul tema odierno dell'immigrazione.
"Si è molto parlato in questi giorni del Blocco dei Flussi migratori proposto dalla Lega e della posizione della CGIL di Treviso, a mio avviso facendo molta confusione.
La CGIL ha chiarito (e francamente non ce n’era bisogno) quanto sia nettamente contraria alla Bossi-Fini ed anche ai numerosi provvedimenti, che riguardano l’immigrazione che il Governo ed il Parlamento ha già preso o sta per prendere, da ultimo l’atto in discussione al Senato ddl 733 (pacchetto Sicurezza) dove, soprattutto con gli emendamenti della Lega, si peggiora ulteriormente la Bossi-Fini e si colpiscono i lavoratori e cittadini immigrati regolari che lavorano, pagano le tasse e vivono nel rispetto delle leggi: è il caso delle norme sulla casa, sui ricongiungimenti familiari, sull’assegno sociale, sull’assistenza sanitaria, sulla cittadinanza, sulla tassa sui rinnovi dei permessi ecc… fino alla netta contrarietà rispetto al Blocco dei Flussi."
"In realtà i flussi andrebbero 'sbloccat' perché sono bloccati di fatto. I dati del 2007, non mi stancherò mai di ripeterli, su 740.000 domande 100.000 nulla osta, che peraltro non sono contratti di soggiorno, con il nulla osta bisogna tornare; nel paese d’origine, prendere un visto all’ambasciata e tornare, quei 100.000 si dimezzeranno perché il meccanismo è così lungo, irrazionale, che non è sopportabile né dagli immigrati né dai datori di lavoro; è successo così sempre, anche negli anni precedenti. Non è solo un problema di quote più o meno scarse, anche quando i decreti flussi erano contenuti a 60.000 non è mai accaduto che siano entrati tutti. Questo meccanismo ha prodotto un esercito di lavoratori immigrati irregolari, 1 milione secondo le nostre stime, che nessuno può pensare ragionevolmente di espellere e quindi regolarizzarli sarebbe l’unica cosa saggia da fare non solo per il loro bene, ma per il bene della nostra economia legale (oltre tutto porterebbero nelle casse dello Stato circa 4 miliardi di euro che potrebbero finanziare parte consistente degli ammortizzatori sociali e della C.I.G.)".
"Le preoccupazioni 'sulla crisi' economica e sul pericolo di restrizione occupazionale si agganciano a questo ragionamento e quindi alla necessità di superare la Bossi-Fini che non protegge sufficientemente i lavoratori immigrati, che perdono il permesso di soggiorno dopo sei mesi dalla perdita del posto di lavoro.
La crisi produce e produrrà C.I.G. e forse licenziamenti e liste di mobilità, saranno coinvolti lavoratori e lavoratrici immigrati ed italiani, che dovranno essere trattati sul piano di parità. Lo dico perché Barbiero, 3 o 4 anni fa in rapporto ad una ventenza aziendale importante sul territorio di riduzione di personale era incorso in un altro incidente e cioè che dovevano uscire per primi i lavoratori immigrati. Non può e non deve essere così.
Quello che è giusto e necessario fare sul territorio, a Treviso come in altre realtà, è di avere un tavolo negoziale fra i sindacati, associazioni datoriali, direzione provinciale del lavoro, enti locali che produca un accordo di riassorbimento di questo bacino, le richieste di ulteriore manodopera straniera da parte delle imprese devono essere verificate e certificato lo stato di necessità".
"E' certo che, nonostante la crisi, ci saranno settori, singoli lavori in cui le aziende non troveranno una risposta sul mercato del lavoro locale e dovranno essere messi nella condizione di cercare altrove, così come le stesse aziende dovranno essere impegnate sul riassorbimento delle liste".
"Queste richieste delle aziende con questa ulteriore certificazione delle parti sociali non dovrebbero essere intrappolate né dal Blocco dei Flussi, proposta sbagliata, propagandistica, illusoria e velleitaria. Chi ci ha provato: la Spagna di Zapatero dopo la grande regolarizzazione, la Francia di Sarkozy, hanno fallito e stanno tornando indietro, da un fatidico “Clik Day” frustrante e scoraggiante ad una procedura autorizzativa semplice, mirata e tempestiva.
Così si può provare a governare l’immigrazione, il mercato del lavoro e la crisi facendo tutti, istituzioni, imprese e sindacato il proprio mestiere.
Venerdì, 28 Novembre 2008 - a.p.