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La Corte europea condanna l’Italia, le carceri sono sovraffollate

Chiesto all'Italia di dotarsi di un sistema di ricorso interno - Il sovraffollamento carcerario in Italia è di natura strutturale. Questo è il focus della sentenza di condanna emanata dai giudici della Corte europea dei diritti umani, da cui scaturisce l’obbligo a carico dell’Italia di risarcire sette detenuti che avevano presentato ricorso alla Corte riguardo il trattamento inumano e degradante a cui venivano sottoposti negli istituti penitenziari di Busto Arsizio e di Piacenza.
La Corte ha ingiunto all’Italia di porre rimedio alla questione entro un anno e pagare ai sette detenuti un ammontare totale di 100 mila euro per danni morali, per la precisione di 99.600 euro e quattro dei sette detenuti avranno inoltre diritto a un risarcimento di 1.500 euro ciascuno per il rimborso delle spese affrontate nel procedimento.
Allo stato attuale sono più di 550 i ricorsi presentati da altri detenuti che sostengono di essere costretti in celle dove avrebbero non più di 3 metri quadrati a disposizione.

I giudici europei inoltre sollecitano le autorità italiane a risolvere il problema del sovraffollamento delle galere, attuando, i provvedimenti che prevedano pene alternative al carcere, per decidere misure di compensazione per quei cittadini "vittime del sovraffollamento nelle prigioni italiane", che la Corte definisce "strutturale e sistemico". La Corte ha chiesto inoltre all’Italia di dotarsi, entro un anno, di un sistema di ricorso interno che dia modo ai detenuti di rivolgersi ai tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni di vita nelle prigioni e avere un risarcimento per la violazione dei loro diritti.

I Giudici hanno infine posto l’accento sulle due carceri di specie con una capienza di non oltre 178 detenuti, toccando un picco massimo di 415 detenuti, il problema, ha riconosciuto la Corte, e' stato accentuato dalla mancanza di acqua calda per lunghi periodi e di illuminazione nel carcere di Piacenza.
Con la sentenza di specie, l’Italia viene condannata una seconda volta per aver costretto i detenuti in celle troppo piccole poiché la prima condanna risale al luglio del 2009 e riguardava un detenuto nel carcere di Rebibbia di Roma.

Il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni ha la sentenza della Corte Europea dei diritti umani che "non ha fatto altro che fotografare una situazione di emergenza umanitaria che, da anni, andiamo denunciando alle istituzioni nazionali, purtroppo senza avere risposte". Secondo il Garante, "per rispondere all'invito ad umanizzare le carceri non bastano misure straordinarie, come l'indulto del 2006, visto che solo dopo pochi mesi gli istituti tornarono ad affollarsi. Occorre una profonda riforma legislativa che intervenga da un lato sul codice penale e dalla altro sulla legislazione dell'ultimo decennio tutta centrata sul carcere come 'pena regina'. Mi riferisco - ha detto Marroni - a leggi come la Bossi-Fini, la Giovanardi, la ex Cirielli: norme che non hanno fatto altro che produrre carcere. L'ultimo vano tentativo di riformare il sistema e' stato, la scorsa legislatura, quello nato dalla Commissione Pisapia, oggi sindaco di Milano, che prevedeva un sistema fondato su pene pecuniarie, interdittive, prescrittive e solo alla fine, quando le altre sanzioni apparivano inadeguate, detentive. Una bozza che giace dimenticata nei cassetti del ministero di Giustizia".

Per questi motivi, ha concluso Marroni, "auspico che il nuovo Parlamento abbia il coraggio di affrontare radicalmente tali problematiche, rivedendo la legislazione in vigore nel senso di prevedere la pena carceraria come extrema ratio e privilegiando misure alternative, ma non per questo meno efficaci, che siano in grado di risanare il sistema".

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Venerdì, 11 Gennaio 2013 - avv. MariaGrazia Stigliano


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