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Gli Immigrati scelgono di abbandonare l’Italia

Sono 397.000 i migranti che nel 2012, hanno preferito ritornare nel proprio paese d’origine piuttosto che vivere in Italia in questo momento di crisi - I dati sono stati diffusi dalla Fondazione Ismu e mettono in evidenza un fatto molto clamoroso, e cioè che le persone venute in Italia per trovare lavoro ed una vita migliore, dopo la crisi che ha colpito in maniera inesorabile il nostro Paese, hanno deciso di fare i bagagli e di ritornare nei loro Paesi di appartenenza. Soprattutto nelle città del Nord, sono notevolmente aumentate le richieste per il rientro assistito e soprattutto per il riconoscimento dei contributi fino a quel momento versati in Italia. Questa situazione, è data dal fatto che nel nostro Paese adesso non si sta vivendo un momento sereno e non trovando lavoro è meglio per gli stranieri tornare a casa e magari ritornare in Italia quando le cose si saranno sistemate. Alle volte sono intere famiglie che decidono di spostarsi, altre volte invece si decide di smembrarsi per tentare tutte le strade.

Come testimoniano gli operatori del Patronato Acli di Milano, la situazione è peggiore di quello che sembra, perché se per gli italiani trovare un lavoro sta diventando difficile se non impossibile, per gli stranieri lo è ancora di più; se prima si cercava di capire che tipologia di contratto avessero per evitare che fossero vittime d’ingiustizie, adesso l’obiettivo principale è capire se lavorano e soprattutto se sono pagati regolarmente.

Una delle domande che più ricorrono in questo periodo, è quella che riguarda la possibilità di rientrare a casa non perdendo i contributi accumulati in Italia, questo è quello che si chiedono soprattutto le persone che vivono nel nostro Paese da tanti anni e che oramai sono stanche di lottare. Chi riesce a partire, perché ha anche i soldi per farlo, è molto contento perché ha qualcuno che lo accoglie a braccia aperte; chi invece è costretto per la situazione a rimanere in Italia, deve sopravvivere come può e ciò comporta anche adattarsi al lavoro in nero.

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Venerdì, 12 Aprile 2013 - Alessia Rigoli


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