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Italia, i radicali chiedono la modifica del Testo Unico sull’immigrazione

I radicali italiani propongono due referendum abrogativi per modificare il Testo Unico sull’immigrazione - I referendum riguardano l’abrogazione dell’articolo del Testo Unico in cui si prevede la possibilità di arrivare fino a 18 mesi di detenzione nel Cie. In questo modo l’immigrato senza permesso di soggiorno, potrebbe rimanere all’interno del Centro, per un tempo massimo che non deve superare i 60 giorni; così si eliminerebbe quella parte della normativa che costringe gli immigrati a sostare nel nostro Paese, producendo enormi costi per lo Stato.

Inoltre è previsto un secondo referendum che limiterebbe i muri burocratici per ottenere il permesso di soggiorno e rendere meno precaria la situazione attuale degli immigrati in Italia per quanto riguarda il lavoro. Gli articoli in questo caso, che si chiede che siano eliminati sono quelli introdotti con il pacchetto sicurezza nel 2009 e la legge Bossi-Fini del 2002. 

Secondo il dossier Caritas 2012, nell’ultimo anno i permessi di soggiorno non rinnovati sono stati 26mila, alimentando in Italia, l’area dell’irregolarità e le perdite anche economiche del mancato introito fiscale. La Fondazione Ismu, ha stimato, infatti, che ogni immigrato che abita regolarmente nel nostro Paese, versa in media quasi seimila euro l’anno tra tasse e contributi. La regolarizzazione dei lavoratori stranieri, in questo momento sarebbe fondamentale, perché porterebbe degli introiti nelle casse dello Stato non indifferenti.

I radicali italiani spiegano la loro scelta affermando che senza queste riforme, sarà impossibile per l’Italia aprirsi ad un dialogo nei confronti delle altre culture, soprattutto in questo momento di forte debolezza del Paese, data dalla mancanza di una politica unitaria. Dopo il deposito dei quesiti in Cassazione, sarà avviata la raccolta delle firme; per far partire ogni referendum sarà necessario raggiungere le 500mila sottoscrizioni, se questo numero sarà effettivo, sarà vagliata la validità. Dopo questa fase, la parola finale spetta alla Corte Costituzionale che esamina la legittimità dei quesiti.

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Mercoledì, 17 Aprile 2013 - a.p.


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