Arabia Saudita, nuove misure contro l’immigrazione illegale nel paese
Il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo pacchetto di norme per combattere l’immigrazione clandestina - Il Consiglio dei Ministri in Arabia Saudita, ha approvato un nuovo pacchetto di norme che costringe i datori di lavoro d’immigrati clandestini a pagare il costo della loro deportazione. Questo è il severo provvedimento accolto nei giorni scorsi dal governo di Riad.
Negli ultimi mesi, infatti, in Arabia Saudita, ci sono stati molti più controlli nelle imprese locali grazie all’apporto offerto dagli ispettori governativi che hanno rimandato a casa numerosissimi immigrati. Il Ministro del Lavoro si era già espresso in merito a questa questione, affermando che era necessario elaborare quanto prima delle misure che imponessero severe punizioni a chi facesse lavorare stranieri che sostavano illegalmente nel Paese. Inoltre gli espatriati che violino le leggi sul lavoro saranno immediatamente deportati e non potranno più far ritorno nel Paese.
Le autorità migratorie dello Yemen e dello stato indiano di Kerala, sono molto preoccupate per le norme appena approvate, visto e considerato che in questi due stati vivono la maggior parte degli immigrati, e soprattutto si dicono preoccupate per l’impatto che queste possono avere sulla popolazione straniera. Seconda la legge saudita, i lavoratori espatriati possono essere sponsorizzati o da una società o da un cittadino saudita. In molti casi per ottenere questa sorta di sponsorizzazione, gli immigrati sono disposti a pagare anche ingenti somme di denaro pur di poter sostare in Arabia e ottenere un visto di lavoro che gli permette di cercare in seguito una nuova occupazione anche senza avere i documenti in regola. Ci sono poi altri casi che vedono gli immigrati entrare nel Paese con un visto di pellegrinaggio e rimanere nello stesso in condizione di clandestinità. Le agenzie di viaggio incaricate dell’emissione di questi visti, dovranno d’ora in poi provvedere alle spese per la deportazione degli stranieri che mancano all’appello.
Venerdì, 26 Aprile 2013 - Alessia Rigoli