Relazione 2013 sulla cittadinanza dell’Unione Europea
Individuate una serie di azioni concrete per aiutare gli europei a far valere i loro diritti in diversi campi - La Relazione 2013 sulla cittadinanza dell’Unione Europea, individua una serie di azioni importanti che devono avere come obiettivo primario quello di aiutare gli europei a far valere in modo più concreto i loro diritti. La cittadinanza dell’Ue che ha visto la luce nel 1993 con il Trattato di Maastricht, e di cui si celebra quest’anno il 20° anniversario, conferisce a tutti i cittadini europei una serie di diritti, non sempre rispettati. La relazione si pone come fine quello di facilitare la ricerca di lavoro e la formazione dei giovani, in un altro paese dell’Unione Europea; ridurre pratiche burocratiche eccessive per chi vive e viaggia in Europa ed eliminare gli ostacoli al commercio transfrontaliero.
La Relazione propone nel dettaglio 12 azioni concrete in sei ambiti diversi. Per quanto riguarda la mobilità, si auspica che tutti gli stati membri si impegnino ad alleggerire le pratiche burocratiche in modo da favorire il lavoro e la formazione potendo viaggiare più semplicemente in tutti gli Stati. Il documento specifica poi che per i disoccupati che cercano lavoro in un altro Stato membro, ci deve essere la possibilità di estendere il diritto all’indennità di disoccupazione percepita nel paese d’origine, e che adesso ammonta a soli 3 mesi obbligatori; questo darebbe sicuramente più tempo per cercare un lavoro degno delle loro aspirazioni professionali e favorirebbe anche il concetto di mobilità, promosso nei principi dell’Ue. Altro aspetto sempre collegato a quest’ambito è quello che riguarda i tirocini, che devono essere riconosciuti come lavoro di qualità e pertanto devono essere regolati da diritti e doveri, nonché essere regolarmente retribuiti.
Altra raccomandazione riguarda il diritto di voto. L’auspicio è quello di fare in modo che i cittadini Ue possano esercitare il diritto al voto alle elezioni nazionali del paese d’origine, anche se si sono trasferiti in un altro Stato membro.
Giovedì, 16 Maggio 2013 - Alessia Rigoli