Minori non accompagnati, ritardi nelle richieste di permesso di soggiorno
Il Laboratorio di Teoria e pratica dei diritti dell’Università di Roma Tre e l’ASGI hanno denunciato questa situazione - Nelle questure italiane, purtroppo, è usuale la pratica di fornire in ritardo le risposte necessarie per ottenere il permesso di soggiorno per i minori non accompagnati che si avvicinano al diciottesimo anno d’età e che quindi sono più facilmente espellibili dal paese. Questa è una pratica veramente deprecabile, così come afferma il Laboratorio di Teorie e pratica dei diritti dell’Università di Roma Tre.
Il ritardo è inteso spesse volte come strumento per scoraggiare l’arrivo di nuovi immigrati e la regolarità degli stessi. Soprattutto perché il più delle volte il minore per far valere i propri diritti deve avvalersi di un legale o di un’associazione che lo tuteli. Questo, oltre a non essere fattibile per motivi economici, molte volte non è neanche risolutivo, perché la strada è molto in salita.
Nonostante queste pratiche, però c’è chi è riuscito a farcela, appellandosi della Convenzione dell’Aja del 1921, secondo la quale la minore età va determinata sulla base del paese di origine, se ovviamente è più favorevole al minore. Il Tar del Lazio, nel caso specifico di un ragazzo egiziano che ha ottenuto il permesso di soggiorno a 21 anni, ha riconosciuto l’illegalità del diniego del suddetto permesso pur se con una motivazione stringata che menziona la Convenzione solo per il richiamo a un’altra sentenza.
Per gli studenti del Laboratorio, rispetto ai diritti dei migranti si assiste oggi in Italia a un cambiamento inverso del ruolo dell’autorità che è interpretato come garanzia del limite del diritto contro un loro presunto abuso invece che come garanzia a un libero accesso e al riconoscimento dei loro fondamentali diritti. Le giovani generazioni infine ricordano che le migrazioni non sono un fenomeno provvisorio e non possono essere rimosse né in senso figurato né in senso letterato.
Sabato, 25 Maggio 2013 - Alessia Rigoli