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Immigrazione, accuse della Germania all’Italia sui rifugiati

Secondo il Ministero dell’Interno, moltissimi cittadini africani avrebbero ricevuto soldi e un permesso Schengen per lasciare l’Italia e andare in Germania - Accuse gravissime sono partite dalla nazione tedesca nei confronti dell’Italia. Secondo Berlino, molti migranti africani arrivati in Italia e ottenuto lo status di rifugiati politici, sarebbero stati mandati dalle autorità italiane in Germania. O meglio, a ciascuno di loro sono stati offerti 500 euro e un permesso di soggiorno Schengen valido per tre mesi e che permette di viaggiare in maniera legale in tutta l’area di competenza, a condizione di abbandonare l’Italia. Molti di loro sarebbero stati volutamente indirizzati in Germania.

Oltre ad essere accuse molto serie e gravi, comportano delle conseguenze poco piacevoli soprattutto per gli immigrati, che nello stato tedesco non hanno alcuna tutela. In Italia invece sono considerati rifugiati perché provengono da quelle zone dell’Africa dove ancora è in atto la guerra civile. In Germania invece non sono considerati esuli, quindi da parte del governo tedesco è uno sbaglio indirizzarli li, perché non percepiscono alcun sussidio e non hanno diritti. Ecco perché rimanere in Italia o ritornare nel loro paese quando la situazione si sarà calmata, sono le uniche scelte per loro.

Tutto questo potrebbe contribuire a rovinare i rapporti tra Germania e Italia, che già sono in un clima non troppo disteso, visti i problemi dell’eurozona in tema di occupazione e salvataggio della moneta unica. La polemica in atto rischia oltre che creare un incidente diplomatico anche di riaprire lo scontro sugli sbarchi nel Mediterraneo. L’Italia, infatti, ha sempre sollecitato l’UE a considerare quello dei profughi un problema di tutta la comunità europea, ricordando che molti degli stranieri che arrivano nel paese hanno già come obiettivo quello di recarsi in altri stati europei, dove già esistono delle comunità di connazionali radicate, e che potrebbero supportarli nel lungo processo d’integrazione.



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Giovedì, 30 Maggio 2013 - Alessia Rigoli


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