Immigrazione clandestina è un concetto da superare
Bisogna cambiare: è necessario considerali lavoratori e non solo immigrati - Cambiare punto di vista e prospettiva è quello che dovremmo fare nella nostra percezione dell'immigrato, parlare di immigrato clandestino è di fondo sbagliato, la realtà è molto diversa e richiede una analisi approfondita. Possiamo considerare l'immigrato clandestino come una sorta di precario in assoluto, l'ultimo tassello di un sistema che in questi ultimi anni ha reso la condizione delle persone molto meno sicura. Un lavoratore normale è di fatto una persona integrata nella società che vuole contribuire in modo attivo alla vita di tutti, i precari nel mondo del lavoro invece sono persone messe ai margini. Lavorano magari di più ma godendo di meno diritti, per questo motivo molto spesso vengono discriminati o subiscono discriminazioni che sono la diretta conseguenza della loro condizione.
L'immigrato che viene da un altro paese per certi versi subisce una discriminazione ancora maggiore, spesso diventa oggetto di ricatto, non tutelato ma lasciato ai margini senza alcun diritto paga un prezzo molto alto. La legislazione italiana ha già norme molto rigide per quanto riguarda la presenza su suolo di immigrati irregolari, molto spesso si tratta di persone che pagano due volte il prezzo della loro diversità.
La prima volta quando pagano un prezzo in denaro e entrano in Italia attirati da un miraggio: una vita migliore, un lavoro onesto e la possibilità di poter cambiare la propria vita, capita però che non vada a tutti nello stesso modo. L'immigrato irregolare è due volte discriminato, non possiede un regolare permesso di soggiorno che non gli consente di accedere ai servizi pubblici, molte volte è vessato da persone della sua stessa provenienza che lo tengono in scacco.
Il ricatto è quello legato al fatto di farlo lavorare in nero e minacciarlo di segnalarlo alle autorità se dovesse protestare, un precario ridotto ai margini del mondo civile, allora non ha senso parlare di immigrati clandestini. Bisogna cambiare prospettiva parlando di lavoratori ridotti ai margini della nostra società, tutti accomunati dallo stesso destino; pagare lo scotto di non avere diritti in una società che non è pronta a darglieli.
Giovedì, 6 Giugno 2013 - Alessandro Baldini