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Kyenge, attuare modifiche ai Cie e aumentare strutture per minori non accompagnati

Questi i punti della nuova politica dell'immigrazione del Governo italiano - Ancora una volta si torna a parlare dei temi più scottanti dell'immigrazione: discriminazione razziale, minori non accompagnati e centri di identificazione ed espulsione. E come sempre è il ministro dell'integrazione Cecile Kyenge che cerca di far emergere tutti questi problemi, per sensibilizzare l'opinione pubblica e magari trovare delle soluzioni consone alle varie situazioni.

Vengono dunque definite "le nuove schiavitù", ma sono di fatto i viaggi della speranza fatti da molti migranti che scappano dalle loro terre in guerra o per paura di essere perseguitati da un governo che non ammette anarchici. Il ministro Kyenge, a margine del convegno all'universita' per Stranieri di Perugia ha ancora una volta aperto le porte a tutti i rifugiati perchè non è giusto parlare di "ingresso illegale" quando ci sono problemi seri come questo.

In conseguenza di ciò, non si è potuto trascurare la situazione dei Cie, i centri governativi dove gli immigrati rimangono anche per 18 mesi prima di essere espulsi o rimpatriati nei loro paesi d'origine. Anche in questo caso Cecile Kyenge ha evidenziato come ormai la normativa che regola questi centri, anche se di recente modifica (2009), deve essere rivisitata per intero. Questo vuol dire che il Governo si sta muovendo per gestire in maniera migliore la gestione di questi centri, o magari alleggerire la permanenza, visto che rimanere in condizioni disumane per oltre un anno, potrebbe portare ad altri problemi.

Infine, ma non ultimo, la sensibile situazione dei minori stranieri non accompagnati. Sono infatti arrivati nelle nostre coste negli ultimi tempi migliaia di bambini che hanno affrontato il viaggio della speranza da soli. Per loro sono previste nuove strutture dove potranno integrarsi fino al compimento dei diciotto anni e successivamente scegliere il meglio per il loro futuro.

"Molti bambini - ha concluso la Kyenge - arrivano anche in cerca di un futuro per poter aiutare le famiglie rimaste nei paesi di origine e quindi il problema riguarda le politiche nazionali ma anche una politica internazionale".


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Giovedì, 26 Settembre 2013 - Andrea Parisi


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