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Emersione, se il datore di lavoro si disinteressa non vuol dire che la domanda è fittizia

La necessità di avere una badante doveva far premurare il datore di lavoro ad informarsi sulla procedura in atto - Con l'introduzione del cosiddetto "decreto di emersione" del 2009, il datore di lavoro poteva autodenunciare la propria posizione sull'impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno era irregolare. Un caso specifico è stato respinto dallo Sportello unico a seguito di alcune indicazioni della Questura di Catania, secondo cui si potrebbe trattare di "lavoro fittizio", costruito ad hoc per regolarizzare la posizione dello straniero che fino a quel momento non aveva alcun permesso di soggiorno.

Il cittadino straniero ha dunque proposto ricorso al Tar Sicilia contro l'Amministrazione, perchè non è stata fornita alcuna motivazione valida senonchè una relazione in cui vediva ribadito che "i motivi del rigetto sono legati all'assenza di un reale rapporto di lavoro tra le parti", e in cui si afferma che "il signor **** (datore di lavoro) non è mai venuto per sollecitare la pratica di emersione, dimostrando quindi un totale disinteresse alla conclusione del procedimento amministrativo. Lo stesso inoltre si è reso irreperibile ed è stato quindi impossibile notificare la comunicazione di avvio al procedimento e il provvedimento di rigetto. E' dunque facile pensare che la domanda sia del tutto fittizia. Un vero datore di lavoro si sarebbe premurato nel portare avanti la procedura di emersione, considerando anche la necessità, a questo punto presunta di avere un badante".

Come è evidente, si tratta di mere congetture e supposizione che di fatto non trovano riscontri reali e che non possono giustificare il verosimile disinteresse del datore di lavoro a concludere la pratica di emersione. Di conseguenza il ricorso presentato secondo il Tar Sicilia è fondato per mancanza e/o manifesta illogicità di motivazione.

Vedi la sentenza n. 1945 del 7 luglio 2014 Tar Sicilia


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Domenica, 5 Aprile 2015 - Andrea Parisi


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