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La riforma della cittadinanza italiana, lo ius soli e ius culturae

Il disegno di legge che riforma la cittadinanza italiana è attualmente in discussione al Senato. Ecco i principi base della riforma - Ottocentomila nuovi italiani subito, altri 50 mila all'anno una volta che la riforma della cittadinanza italiana sarà diventata legge. Sono questi i numeri potenziali, ma realistici del disegno di legge già approvato dalla Camera e attualmente discusso in Senato, anche se i tempi della sua approvazione si stanno allungando.

Sono due i principi che regolano la riforma della cittadinanza italiana e che rappresentano una rivoluzione rispetto alle norme attuali, incardinate sullo 'ius sanguinis', ossia il legame di sangue tra genitori e figli nati in Italia. Il primo è nello 'ius soli', anche se in versione temperata. Sostanzialmente sarà libero di acquisire la cittadinanza italiana per nascita il minore nato nel nostro territorio da genitori stranieri se almeno uno dei due sia in possesso del regolare permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Inoltre per ottenere la cittadinanza serve una dichiarazione di volontà liberamente espressa da un genitore (o dalla persona che esercita la responsabilità genitoriale) presentata all'ufficiale dello Stato civile del comune di residenza del minore entro il compimento della sua  maggiore età.

Nel caso non sia stata fatta, il diretto interessato potrà comunque fare richiesta entro due anni dal compimento dei 18 anni. E in allargamento allo 'ius soli' già esistente, lo straniero nato e risiedente in Italia potrà presentare la domanda non più solo fino ai 19 anni ma fino ai 20. Ovviamente le regole non valgono per i cittadini europei, perché il permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo viene rilasciato solo ai cittadini extracomunitari.

L'altro punto essenziale è l’introduzione dello 'ius culturae' che si concretizzerà nell'obbligo per i minori stranieri della frequenza continuativa per 5 anni di un ciclo scolastico completo in un istututo statale o parificato, oppure ancora "percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica". Ma vengono considerati anche i ragazzi arrivati in Italia tra i 12 e i 18 anni che potranno ottenere la cittadinanza italiana dopo aver risieduto legalmente sul territorio nazionale per almeno sei anni e aver frequentato "un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo".

Se lo 'ius culturae' è stato accolto, con sfumature diverse, in maniera favorevole da tutto lo schieramento dei partiti italiani perché comunque si pone l'accento sulla formazione scolastica del minore che quindi dovrebbe garantire maggiore integrazione dei minori con la nostra comunità, lo 'ius soli' allargato invece non convince le opposizioni perché il semplice fatto di essere nati in Italia senza la vera dimostrazioe di voler condividere diritti e doveri dei cittadini italiani viene considerata un'apertura eccessiva, soprattutto dai partiti come la Lega Nord ma anche Forza Italia (mente il Movimento 5 Stelle si asterrà, così come ha fatto alla Camera). Intanto però lo 'ius soli' allargato è stato appena approvato dal CONI e quindi tutti i minori stranieri nati o residenti in Italia dal 16 febbraio potranno essere tesserati come i cittadini italiani.

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Giovedì, 18 Febbraio 2016 - avv. Angelo Massaro, foro di Imperia


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