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UE. Ammissibile il divieto di indossare un velo in un’impresa

Comunicato stampa Corte di giustizia dell’Unione europea - La cittadina straniera di fede musulmana, era occupata come receptionist presso la una società belga, che fornisce servizi di sorveglianza e sicurezza nonché di accoglienza. Quando, dopo tre anni di attività, ha insistito di poter indossare in futuro un velo islamico al lavoro, è stata licenziata, in quanto presso tale impresa è vietato portare segni religiosi, politici e filosofici visibili.
La medesima straniera con il sostegno del centro belga per le pari opportunità e la lotta al razzismo, ha citato per danni la società dinanzi ai giudici belgi, i quali, hanno chiesto alla Corte, precisazioni quanto al divieto, previsto dal diritto dell’Unione, di discriminazioni fondate sulla religione o sulle convinzioni personali.
Nelle conclusioni, l’avvocato generale Juliane Kokott sostiene che non costituisce una discriminazione diretta fondata sulla religione il divieto posto ad una lavoratrice di fede musulmana di indossare un velo islamico sul luogo di lavoro se tale divieto si fonda su una regola aziendale generale intesa a vietare sul posto di lavoro segni politici, filosofici e religiosi visibili e non poggia su stereotipi o pregiudizi nei confronti di una o più religioni determinate oppure nei confronti di convinzioni religiose in generale. In un tale caso, infatti, non vi sarebbe un trattamento meno favorevole sulla base della religione.

Sentenza immigrazione europea Conclusioni dell'Avvocato Generale Causa C‑157/15 del 31 maggio 2016 Corte Giustizia UE


Comunicato stampa della Corte

fonte: curia.europa.eu




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Martedì, 31 Maggio 2016 - curia.europa.eu


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