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Costituisce discriminazione la politica aziendale che impone a una dipendente di togliere il velo islamico quando si trova a contatto con i clienti

Comunicato stampa della Corte di giustizia dell’Unione europea - Una donna musulmana era stata assunta con un contratto di lavoro stipulato il 15 luglio 2008 in qualità di ingegnere progettista da una società di consulenza informatica francese. Quando lavorava, indossava – a volte, quando lo desiderava – un velo islamico che le copriva il capo, lasciandole il viso scoperto.
Nell’ambito delle sue mansioni, la signora doveva incontrare clienti della società per cui lavorava. In seguito ad una lamentela di uno dei clienti, secondo il quale il velo della donna aveva «messo in imbarazzo» i suoi impiegati, e alla conseguente richiesta che «non vi fosse nessun velo la volta successiva», le è stato chiesto di confermare la propria disponibilità a soddisfare tale richiesta alla successiva riunione. La signora ha rifiutato ed è stata licenziata il 22 giugno 2009, in quanto rendeva impossibile lo svolgimento delle sue mansioni in rappresentanza dell’impresa.
La signora ha quindi impugnato il licenziamento dinanzi ai giudici francesi che a loro volta hanno rimesso il tutto alla Corte di giustizia.
L’avvocato generale, ha concluso che il licenziamento della signora musulmana costituisce una discriminazione diretta e che nessuna delle deroghe previste dalla direttiva trova applicazione.

Comunicato stampa n. 74/16


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Sabato, 23 Luglio 2016 - curia.europa.eu


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