Circolare n. 73 del 2 marzo 1994 Ministero della pubblica istruzione
Dialogo interculturale e convivenza democratica - Riportiamo qui nei suoi punti essenziali il documento del Gruppo interdirezionale di lavoro per l’educazione interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri del Ministero della pubblica istruzione, recepito nella circolare ministeriale n. 73 del 1994. La relazione introduttiva dell’allora ministro Jervolino sottolinea che «l’educazione interculturale non si esaurisce nei problemi posti dalla presenza di alunni stranieri a scuola, ma si estende alla complessità del confronto tra culture, nella dimensione europea e mondiale dell’insegnamento, e costituisce la risposta più alta e globale al razzismo e all’antisemitismo».
Parte I. Il quadro di riferimento
1. L’educazione interculturale
L’educazione interculturale promuove il dialogo e la convivenza costruttiva tra soggetti appartenenti a culture diverse [...]. Si conviene che «i valori che danno senso alla vita non sono tutti nella nostra cultura, ma neppure tutti nelle culture degli altri: non tutti nel passato, ma neppure tutti nel presente o nel futuro. Essi consentono di valorizzare le diverse culture, ma insieme ne rivelano i limiti, e cioè le relativizzano, rendendo in tal modo possibile e utile il dialogo e la creazione della comune disponibilità a superare i propri limiti e a dare i propri contributi in condizioni di relativa sicurezza» (pronuncia CNPI 1-3-92). Allo stesso tempo si rinviene nel valore universale della persona il fondamento di una comune cultura e si riconosce nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (ONU, 1948) l’espressione di valori di generale consenso. Ad un approccio relativista viene dunque a corrispondere una visione universalista. Il riconoscimento delle differenze si colloca in un quadro di ricerca delle somiglianze. L’educazione interculturale si impernia, appunto, sui motivi dell’unità, della diversità e della loro conciliazione dialettica e costruttiva nella società multiculturale.
2. Educazione interculturale e società multiculturale
La società multiculturale
L’educazione interculturale nelle sue articolazioni costituisce la risposta educativa alle esigenze delle società multiculturali. [...] Le società multiculturali sono caratterizzate dalla presenza, in un determinato contesto, di più culture. Nella ricerca sull’intercultura, si richiama la consapevolezza della propria identità e delle proprie radici come base essenziale per il confronto; d’altra parte si sottolinea, di questa identità, la struttura composita, il carattere dinamico e l’articolazione secondo livelli diversi di appartenenza: locale, regionale, nazionale, europeo, mondiale.
Immigrati e minoranze nella società multiculturale
La riflessione sulla società multiculturale è stata sollecitata dall’evidenza del fenomeno migratorio e dall’incremento della presenza straniera nelle scuole [...]. Nella società italiana, accanto alle c.d. «nuove minoranze» costituite dagli immigrati, sono da considerare le categorie degli «emigrati di ritorno» e le minoranze storiche di cittadini che la nostra Costituzione tutela sotto la denominazione di «minoranze linguistiche». [...] È da sottolineare la diversa posizione giuridica delle minoranze di cittadini italiani e delle minoranze straniere, anche per quanto riguarda le garanzie costituzionali. I ministri europei responsabili per le questioni di emigrazione hanno sollecitato «un ampliamento di apertura nei confronti delle culture e dei costumi introdotti dagli immigrati, a patto che siano compatibili con le leggi nazionali» (Conferenza di Lussemburgo, 17-18 settembre 1991).
La prevenzione del razzismo
[...] Anche se la critica scientifica ha dimostrato l’irrilevanza del concetto di razza, una persistente mentalità razzista induce all’insofferenza nei confronti delle etnie e delle culture diverse. Pertanto [...] l’educazione interculturale costituisce la risposta più alta e globale a tale fenomeno [...]. In questo quadro, una specifica riflessione individua nel pregiudizio e nello stereotipo un tratto ricorrente dell’intolleranza.
La prevenzione dell’antisemitismo
La prevenzione dell’antisemitismo comporta una riflessione sulle radici storiche e ideologiche del fenomeno e sull’enormità del genocidio, nonché una migliore conoscenza dell’ebraismo e dell’apporto dei cittadini italiani di religione e cultura ebraica al progresso civile e scientifico della nostra società. (Per una prospettiva più ampia, si veda il documento di intenti firmato il 10 febbraio 1993 dal ministro della pubblica istruzione e dalla presidente dell’Ucei [Unione comunità ebraiche italiane]) [...].
L’Europa e il mondo come società multiculturali
In una prospettiva allargata, si disegna come società multiculturale l’Europa. Nell’ambito della Comunità europea, al concetto di migrazione subentra quello di mobilità. L’educazione assume così il compito di promuovere la disponibilità e la capacità di lavorare con operatori di altri paesi a tutti i livelli e anche al di fuori del contesto nazionale. Le risoluzioni dei ministri dell’istruzione dei paesi della CEE e del Consiglio d’Europa riguardanti la dimensione europea dell’insegnamento (1988 e 1991, rispettivamente) considerano come patrimonio comune europeo da salvaguardare i principi dei diritti dell’uomo, della democrazia pluralista, della giustizia sociale, della solidarietà e della preminenza del diritto. La reciproca conoscenza, alimentata a tutti i livelli, consente di avvicinare le istituzioni, le formule organizzative e i modi di vita, senza porsi come fine ultimo l’uniformità. In questo quadro si è inserita la nuova fase del processo di integrazione europea, la cui più significativa espressione è il Trattato di Maastricht che, nel sottolineare l’interesse della Comunità ad un generale innalzamento della qualità della istruzione, valorizza la dimensione europea dell’insegnamento, quale elemento di arricchimento e di reciproca integrazione fra le culture. Il mondo, infine, si viene a proporre come società multiculturale globale, caratterizzata dall’intensità degli scambi a tutti i livelli e dall’interdipendenza delle economie [...]. La dimensione europea e la dimensione mondiale si conciliano nell’impegno interculturale «in un’Europa che conduca verso il mondo» (v. c.m. 15-7-1989, n. 246 relativa al «Progetto giovani»).
Dalle «educazioni» alla «educazione»
Nella dimensione mondiale, con riferimento al tema dei diritti dell’uomo, si affermano i motivi della pace, della collaborazione internazionale, del rapporto con i paesi in via di sviluppo e dell’equilibrio ecologico.
Ulteriori intrecci si riscontrano con l’educazione alla legalità, come promozione di una cultura dei valori civili (v. c.m. 25-10-1993, n. 302) e con l’educazione alla salute (v. citata c.m. 15-7-1989, n. 246). [...] (Su questi temi vedi anche C. M. 4-3-1992, n. 15324, riguardante la Settimana 1992 per il dialogo interculturale).
3. L’educazione interculturale nell’ordinamento
I concetti sopra esposti trovano fondamento normativo in numerosi documenti comunitari e internazionali nonché in testi legislativi e sono sviluppati negli stessi programmi di insegnamento delle scuole di ogni ordine e grado.
Documenti internazionali
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (ONU 1948), con l’enunciazione di valori di generale consenso, costituisce un riferimento essenziale per l’educazione interculturale. [...] Sono da sottolineare le significative consonanze tra la Dichiarazione del 1948 e la nostra Costituzione, entrata in vigore nello stesso anno e alimentata dalle medesime radici storiche e culturali. Sono state successivamente introdotte nel nostro ordinamento, per effetto di leggi di ratifica, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 1950 (legge 4-8-1955, n. 848), la Convenzione internazionale contro il razzismo e per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale del 1966 (legge 13-10-1975, n. 654) e la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo del 1989 (legge 27-5-1991, n. 176). La scuola è chiamata, allo stesso tempo, a far conoscere i principi contenuti nei testi richiamati e ad assumerli come motivi fondanti della propria attività educativa.
La normativa comunitaria
Nell’anno 1988 i Ministri dell’istruzione dei paesi della CEE hanno emanato una risoluzione sulla dimensione europea nell’insegnamento. In questa dimensione l’educazione interculturale si propone in un ambito delimitato, in una prospettiva ravvicinata e in relazione a un processo avanzato di integrazione economica ed anche politica. Il Trattato di Maastricht ha fornito ulteriore sostegno normativo agli interventi comunitari nel settore dell’educazione. Un recente «Libro verde sulla dimensione europea dell’istruzione», presentato dalla Commissione delle Comunità europee (settembre 1993) [...] illustra gli obiettivi, i soggetti, le strategie e gli strumenti di questa dimensione.
Normativa per gli alunni stranieri
Per quanto riguarda l’inserimento scolastico degli alunni stranieri, il testo essenziale di riferimento è costituito dalla direttiva CEE del 25 luglio 1977, n. 77/486, riguardante i figli dei lavoratori comunitari. Il modello adottato comporta l’insegnamento della lingua dello Stato ospitante, adattato alle specifiche esigenze dell’alunno straniero; la promozione dell’insegnamento della lingua o cultura d’origine; il coordinamento dell’insegnamento della lingua e cultura d’origine con l’insegnamento normale.
Questi principi sono stati affermati in un primo tempo per i soli appartenenti ai paesi della Comunità (d.p.R. 10-9-1982, n. 722) e successivamente estesi, con il pieno riconoscimento del diritto allo studio, agli alunni extracomunitari (legge l0-12-1986, n. 943, artt. 1 e 9). Alla luce del principio della «valorizzazione della diversità», il modello di «integrazione» si svolge in quello di «interazione», che implica il coinvolgimento degli alunni italiani e stranieri in progetti interculturali comuni.
Tutela delle minoranze linguistiche
Per quanto riguarda la tutela delle minoranze linguistiche di cui all’art. 6 della Costituzione, valgono le disposizioni contenute negli statuti delle Regioni a regime speciale e negli statuti e nelle leggi di alcune Regioni a statuto ordinario. [...].
L’educazione interculturale nei programmi scolastici
Già i programmi per la scuola media dell’anno 1979 affermano: «Ponendo gli alunni a contatto con i problemi e le culture di società diverse da quella italiana, la scuola media favorirà anche la formazione del cittadino dell’Europa e del mondo [...]». I programmi per la scuola elementare dell’anno 1985 rilevano che «La scuola deve operare... perché il fanciullo abbia basilare consapevolezza delle varie forme di diversità o di emarginazione allo scopo di prevenire e contrastare la formazione di stereotipi e pregiudizi nei confronti di persone e culture». Questi principi trovano convalida nella legge di riforma dell’ordinamento della scuola elementare (l. 5-6-1990, n. 148) [...]. Gli orientamenti didattici per la scuola materna (1991) [...] contengono la seguente affermazione: «Un risalto del tutto particolare spetta all’educazione alla multiculturalità, che esige la maggior attenzione possibile per la conoscenza, il riconoscimento e la valorizzazione delle diversità, che si possono riscontrare nella scuola stessa e nella vita sociale in senso ampio». I recenti programmi sperimentali per la scuola secondaria superiore (1992) [...] contengono significativi spunti di carattere interculturale nella trattazione delle varie discipline. Ad esempio i programmi di lingua straniera per il biennio propongono la finalità della «formazione umana, sociale e culturale mediante il contatto con altre realtà, in un’educazione interculturale che porti a ridefinire i propri atteggiamenti nei confronti del diverso da sé». [...]
Parte II. La «progettualità»: strategie e risorse
4. Il clima relazionale e l’attivazione del dialogo
L’impegno interculturale si alimenta nella scuola in un clima relazionale di apertura e dialogo che coinvolge tutta la comunità educativa. La competente attenzione degli insegnanti e la loro testimonianza personale sono determinanti per attivare l’interazione positiva. La disponibilità professionale dell’insegnante si avvale anche del contributo degli studi sulle dinamiche relazionali e delle relative tecniche, attraverso le quali l’intenzionalità progettuale diviene attività didattica.
5. Discipline e intercultura
Alcuni approfondimenti hanno posto in evidenza gli apporti che ciascuna disciplina può offrire a un progetto interculturale, traendo spunto dalle indicazioni dei programmi scolastici e avvalendosi di una loro lettura «verticale». Si è così rilevato che l’insegnamento della storia deve riconoscere gli apporti e i valori autonomi delle diverse culture e liberarsi da rigide impostazioni a carattere etnocentrico o eurocentrico, per un’analisi obiettiva dei momenti di incontro e di scontro tra popoli e civiltà. Allo stesso tempo la storia può aprirsi alle problematiche della pacifica convivenza tra i popoli e affrontare il tema del razzismo e il tema delle migrazioni, come vicenda storica ricorrente. L’insegnamento dell’italiano consente una considerazione interculturale delle vicende della lingua [...], un approccio [...] alle altre culture, europee ed extraeuropee, e una riflessione sui loro rapporti. Anche la lettura degli autori italiani può offrire contributi all’approfondimento di queste tematiche. Del pari l’educazione artistica e l’educazione musicale consentono un approccio alle altre culture e ai loro rapporti. L’apprendimento delle lingue straniere, oltre ad offrire strumenti di comunicazione ed a promuovere la disponibilità ad altri apprendimenti linguistici, avvicina a un diverso modo di organizzare il pensiero e alla cultura che in ciascuna lingua si esprime. La geografia presenta una forte valenza interculturale per la progressiva apertura dal vicino al lontano e, quindi, dalla realtà locale a quella nazionale, dal contesto europeo a quello mondiale. Essa può cogliere le implicanze degli interventi dell’uomo sull’ambiente e avvalersi di una cartografia aggiornata. Le discipline scientifico-matematiche forniscono un contributo fondante all’educazione interculturale, in quanto promuovono la capacità di ragionamento coerente e argomentato, l’apprezzamento del confronto di idee, l’atteggiamento critico. Il riferimento al contributo di studiosi di varie nazioni al progresso scientifico può dimostrare il debito di ogni paese nei confronti degli apporti esterni. Nella scuola secondaria superiore, le scienze biologiche possono sottoporre ad analisi il concetto di razza e smentire i pregiudizi correnti. Le ore di insegnamento espressamente dedicate all’educazione civica possono consentire l’illustrazione dei principi della Costituzione, in armonia con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la presentazione delle istituzioni comunitarie e internazionali.
6. Attività interdisciplinari
[...] Anche in questo ambito si possono seguire i fili conduttori dei diritti dell’uomo, della pace, della collaborazione internazionale, del rapporto con i paesi in via di sviluppo, dell’equilibrio ecologico, già indicati a proposito della dimensione mondiale nell’insegnamento [...]. Anche l’analisi del pregiudizio nei fondamenti psicologici e nei presupposti storici di determinate manifestazioni può essere utilmente svolta in un contesto interdisciplinare.
7. Attività integrative
La comprensione delle altre culture e dei problemi della società multiculturale è agevolata da una serie di interventi che possono essere svolti ad integrazione delle attività curricolari, in orario scolastico o extrascolastico ed anche con il contributo di enti e istituzioni varie. [...] La ricordata valenza interculturale del «Progetto giovani» e del «Progetto ragazzi 2000» consente un raccordo di iniziative e di risorse.
Mass media, spettacoli teatrali e cinematografici
L’utilizzo dei mass media per progetti interculturali presuppone un’educazione alla corretta fruizione di tali mezzi che viene sollecitata dai documenti programmatici per la scuola. Un’attenzione critica e selettiva consente di avvalersi in chiave interculturale dei programmi radio-televisivi ordinari. Una speciale considerazione meritano le rubriche mirate ad approfondimenti culturali e i programmi destinati alle scuole. [...]
Viaggi e scambi
Le scuole possono poi promuovere l’avvicinamento alle altre culture con viaggi di studio (C. M. n. 291 del 14-10-92), scambi di insegnanti (C. M. n. 33 del 9-2-93) e di alunni (C. M. n. 272 dell’11-9-91), gemellaggi, corrispondenza interscolastica. [...]
Risorse del territorio
[...] È da raccomandare l’impiego consapevole delle risorse culturali del territorio, in collaborazione con gli enti locali e altre istituzioni. La presenza di comunità di immigrati, anche se non rappresentate nella scuola, consente di attivare dibattiti con loro membri [...].
9. Alunni stranieri a scuola
La qualità del progetto
In presenza di alunni stranieri si pone in primo luogo il tema dell’ «accoglienza». La scuola deve tener presenti le condizioni di disagio generale delle famiglie e, in particolare, i problemi conseguenti allo sradicamento dell’alunno dall’ambiente originario. Il rapporto con le famiglie e con le comunità consente la conoscenza delle diverse situazioni, con riferimento agli orientamenti e ai modi di vita del paese di provenienza [...] alle condizioni socio-economiche e alle particolarità di ciascun caso [...]. (Sul collegamento tra scuola, enti locali e comunità di immigrati per l’organizzazione di corsi di lingua e cultura v. c.m. 26-7-1990, n. 205, par. V).
La normativa come risorsa
[...] Per la scuola materna, al centro dell’intervento educativo potrà essere posta soprattutto «la comunicazione» che costituisce l’ambito nel quale si realizza l’occasione primaria della relazione con gli altri. [...] Per la scuola elementare l’organizzazione modulare comporta un uso mirato e flessibile delle risorse e consente di ottimizzare gli interventi, adeguandoli alle specifiche esigenze degli alunni, configurando una scuola meglio capace di recepire la diversità. In particolare, le disposizioni previste dall’art. 9 della legge di riforma permettono un efficace utilizzo della contemporaneità (Su questi temi vedi anche l. 4-8-1977 n. 517 art. 2). Per la scuola media valgono le indicazioni sulla individualizzazione degli itinerari di apprendimento presenti nella parte II della «Premessa generale» dei programmi di insegnamento e sulla possibilità di prevedere, nell’ambito della programmazione educativa e didattica, attività di integrazione. Si richiama, in particolare, il paragrafo 4 della parte III della medesima «Premessa», che impegna il collegio dei docenti ad assumere anche i «problemi proposti da particolari situazioni di emarginazione culturale e sociale», promuovendo interventi capaci di rimuoverli, [...] Sulla necessità di tali interventi compensativi e di potenziamento insiste anche il Documento illustrativo della nuova scheda di valutazione, trasmesso con c.m. n. 167 del 27-5-1993 [...]. Maggiori opportunità offre, a tale riguardo, per sua natura, il modello di scuola a tempo prolungato. Nella scuola secondaria superiore, dove la presenza straniera è più limitata e meno problematica, assumono maggiore rilevanza il motivo del confronto culturale a distanza e il tema della prevenzione e del contrasto del razzismo e dell’antisemitismo (v. c.m.11 -3-1993, n. 71 relativa al piano nazionale di aggiornamento e c.m. 25-1-1994, n. 20 relativa all’adozione dei libri di testo). Per i vari livelli scolastici, ove le situazioni degli organici lo consenta, possono essere presentati ai Provveditori agli Studi particolari progetti educativi rientranti nell’ambito dell’art. 14, 6° comma della legge n. 270/1982. [...] Per l’istruzione degli adulti sono da richiamare la c.m. n. 312 del 21-10-1991, riguardante i corsi di alfabetizzazione e la c.m. n. 176 del 28-6-1990, riguardante i corsi sperimentali di scuola media per lavoratori. [...] Ulteriori possibilità sono offerte dai corsi serali di qualifica negli Istituti professionali (vedi anche C. M. 25-7-1990, n. 7809 Direzione generale istruzione professionale). Per tutti i livelli scolastici è possibile il ricorso alle sperimentazioni di cui agli articoli 2 e 3 del dpr 419/74: con riferimento all’articolo 3, solo in presenza di significative modifiche strutturali. (Per ulteriori indicazioni, si rinvia alle circolari n. 301/89 e n. 205/90, nonché, per gli zingari e i nomadi, alla circolare 16-7-1986, n. 207. Si richiamano anche la circolare del Ministero della sanità del 23-3-1993, n. 8, relativa alle vaccinazioni, la circolare del 7-3-1992, n. 67, relativa alla soppressione della ratifica ministeriale per l’iscrizione alle scuole secondarie degli alunni provenienti dall’estero, la circolare del Ministero dell’interno 20-7-1993, n. 32 relativa ai «minori stranieri privi di permesso di soggiorno in stato di abbandono in Italia» e la recente circolare del 12-1-1994, n. 5, che ha precisato che i minori con presenza irregolare debbono essere iscritti alla scuola con riserva).
10. Formazione del personale
[...] Il Consiglio nazionale della pubblica istruzione così disegna, in prospettiva, la figura dell’insegnante con riferimento al nuovo sistema di formazione universitaria degli insegnanti (legge 19-11-1990, n. 34, artt. 3 e 4): «Si tratta di assicurare... sia le necessarie conoscenze culturali di tipo filosofico, storico-sociale, antropologico, linguistico e pedagogico, anche in prospettiva comparativa, sia le competenze metodologiche che riguardano la gestione della classe, la conciliazione degli obiettivi cognitivi e affettivi con quelli comportamentali, l’animazione dei gruppi, l’individualizzazione dell’insegnamento, la didattica disciplinare e interdisciplinare per problemi, per obiettivi e per concetti, sia infine le competenze istituzionali che consentono di interagire produttivamente con i colleghi, con le famiglie e con le istituzioni pubbliche e private, anche di altre nazioni» (pronuncia 23-4-1992). (Per la scuola secondaria superiore vedi anche c.m.11 -3-1993, n. 71).
11. Libri di testo, biblioteche e mediateche
La c.m. 25-1-1994, n. 20, relativa all’adozione dei libri di testo per il prossimo anno scolastico, ha richiamato l’attenzione sulla «educazione alla legalità e al rispetto della diversità, per richiamare gli alunni a cogliere il senso dei valori posti a base del vivere civile e l’importanza di una solidale convivenza nei confronti di chi appartiene ad altre culture». Alcuni enti locali hanno promosso la costituzione di «biblioteche multiculturali» che possono rappresentare un riferimento utile [...].
12. Verso una cultura di rete
La complessità dei fenomeni che caratterizza la società multiculturale e le responsabilità educative che ne derivano esigono l’impegno progettuale e intenzionale dell’Amministrazione e delle Istituzioni scolastiche. La progettualità si realizza attraverso elaborazioni diversificate per livello, competenze e ruoli nella prospettiva di una «cultura di rete» in grado di corrispondere ad esigenze di organicità e di razionale ed efficace impegno delle risorse. È necessario che tutte le risorse di cui può usufruire l’attività educativo-didattica, nel suo svolgersi ordinario, vengano prese in considerazione per promuovere e realizzare gli specifici progetti di istituto e territorio. In tale ottica gli apporti che ciascun soggetto individuale o collegiale può offrire sono fondamentali. Lo sviluppo dell’autonomia scolastica, secondo il disegno dell’art. 4 della legge 24-12-1993, n. 537 potrà offrire alle scuole ulteriori margini di iniziativa e di flessibilità per l’elaborazione e l’attuazione di progetti a carattere interculturale [...].
Mercoledì, 2 Marzo 1994