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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 ottobre 2011

Sulla situazione in Egitto e Siria, in particolare delle comunità cristiane

Il Parlamento europeo

–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'Egitto e la Siria e le sue risoluzioni del 20 gennaio 2011 sulla situazione dei cristiani nel contesto della libertà religiosa,

–   visto l'accordo di associazione UE-Egitto e in particolare l'articolo 2,

–   vista la dichiarazione dell'Alto rappresentante, Catherine Ashton, in data 10 ottobre 2011 sulle violenze in Egitto,

–   vista la dichiarazione del 10 ottobre 2011 del suo Presidente sui violenti scontri in Egitto,

–   vista la decisione 2011/522/PESC del Consiglio, del 2 settembre 2011, che modifica la decisione 2011/273/PESC relativa a misure restrittive nei confronti della Siria, la decisione 2011/523/PESC del Consiglio, del 2 settembre 2011, che sospende parzialmente l'applicazione dell'accordo di cooperazione tra la Comunità economica europea e la Repubblica araba siriana, il regolamento (UE) n. 878/2011 del Consiglio, del 2 settembre 2011, che modifica il regolamento (UE) n. 442/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Siria e il regolamento (UE) 1011/2011 del Consiglio, del 13 ottobre 2011, che modifica il regolamento (UE) n. 442/2011 del Consiglio, del 9 maggio 2011, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Siria,

–   viste le dichiarazioni del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla Siria dell’8 e 31 luglio, del 1°, 4, 18, 19, 23 e 30 agosto, del 2 e 23 settembre e dell‘12 ottobre 2011,

–   viste le conclusioni del Consiglio sulla Siria del 18 luglio e del 10 ottobre 2011,

–   vista la comunicazione congiunta "Una risposta nuova ad un vicinato in un mutamento" della Commissione europea e dell'Alto rappresentante al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 25 maggio 2011,

–   vista la dichiarazione presidenziale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 3 agosto 2011,

–   vista la risoluzione dell'UNHRC sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica araba di Siria del 23 agosto 2011,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–   visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, di cui l'Egitto e la Siria sono firmatari,

–   visto l’articolo 110, paragrafo 2, del proprio regolamento,

A. considerando che il 9 ottobre 2011 ciò che era iniziata come una dimostrazione pacifica di cristiani copti a seguito di un attentato contro una chiesa copta nel villaggio di Marinab nel Governatorato di Aswan è stata repressa brutalmente dall'esercito egiziano provocando la morte di oltre 25 persone, principalmente cristiani copti, e diverse centinaia di feriti;

B.  considerando che altre violenze sono state fomentate dalla televisione di Stato egiziana che ha trasmesso un appello alla popolazione affinché "proteggesse l'esercito", al quale hanno risposto gli estremisti islamici; che contemporaneamente due emittenti indipendenti sono state attaccate e costrette a chiudere dalle forze di sicurezza;

C. considerando che inoltre, secondo tale fonti, negozi e imprese cristiane sono state saccheggiati al Cairo;

D. considerando che i cristiani copti rappresentano circa il 10% della popolazione egiziana; considerando che negli ultimi anni si sono registrati ricorrenti atti di violenza contro i cristiani copti in Egitto e che la situazione relativa alla sicurezza dei copti pare essersi deteriorata dall'inizio della rivoluzione;

E.  considerando che la Costituzione egiziana garantisce la libertà di credo e la libertà di praticare riti religiosi,

F.  considerando che l'Unione europea è uno dei principali donatori internazionali dell'Egitto e ha assunto importanti impegni finanziari e di altro tipo a sostegno della transizione politica;

G. considerando che l'Unione europea ha ripetutamente espresso il suo impegno a favore della libertà di pensiero, della libertà di coscienza e della libertà di religione e ha sottolineato che i governi hanno il dovere di garantire tali libertà in tutto il mondo;

H. considerando che sono previsti diversi turni di elezioni parlamentari nei prossimi mesi, a partire dal 28 novembre 2011;

I.   considerando che da marzo si sono verificate in Siria proteste e manifestazioni in molte città;

J.   considerando che, secondo le stime, almeno 3 000 persone sono state uccise nel corso delle proteste, un numero che è continuato a salire da quando le autorità siriane hanno risposto in modo sempre più brutale, mentre un numero ben più alto di cittadini sarebbero stati feriti durante le proteste;

K. considerando che la missione conoscitiva effettuata dall'Alto Commissario il 19 agosto ha acquisito prove concernenti centinaia di esecuzioni sommarie, l'utilizzo di munizioni vere contro i dimostranti, il diffuso impiego di cecchini durante le proteste, la detenzione e la tortura di persone di ogni età, il blocco di città e villaggi da parte delle forze di sicurezza e la distruzione delle condotte idriche;

L.  considerando che i cittadini siriani sono vittime di arresti arbitrari e reclusioni senza processo o su sentenze della corte marziale, non dispongono di una magistratura indipendente che li difenda e non godono della libertà di espressione e del diritto a manifestare garantiti dalla legge;

M. considerando che, secondo quanto riferito, paesi e città in tutta la Siria si trovano assediate dalle forze governative, senza poter accedere ad alimenti, forniture mediche o mezzi di comunicazione;

N. considerando che nonostante l'impegno a favore delle riforme politiche espresso in numerose dichiarazioni pubbliche, il presidente Bashar al-Assad non ha attuato un piano specifico che salvaguardi le libertà pubbliche e l'indipendenza della magistratura e impedisca al governo siriano di ledere i diritti umani;

O. considerando che il governo siriano ricorre alla Corte suprema di sicurezza dello Stato, un tribunale speciale che non fa parte del sistema ordinario della giustizia penale, per processare attivisti politici e difensori dei diritti umani;

P.  considerando che il Consiglio di cooperazione del Golfo collaborerà con le autorità siriane per avviare la transizione verso libere elezioni e la resa del potere da parte del presidente Assad;

Q. considerando che il 2 settembre e il 13 ottobre gli Stati membri dell'UE hanno deciso ampie sanzioni oltre alle restrizioni esistenti applicate alla Siria;

1.  condanna risolutamente le violenze perpetrate dall'esercito egiziano e da estremisti contro i copti il 9 ottobre 2011 nonché qualsiasi altra violenza settaria ed esprime le proprie condoglianze alle vittime e ai loro familiari;

2.  plaude agli impegni assunti dal governo egiziano il 10 ottobre, tra cui l'istituzione di una commissione d'inchiesta, un'indagine giudiziaria condotta dalla procura pubblica e dalla procura militare, la presentazione di un progetto di decreto relativo alla legalizzazione dei luoghi di culto esistenti e non autorizzati, la prosecuzione degli sforzi miranti all'adozione di un codice comune per l'edificazione di luoghi di culto e l'aggiunta di un nuovo articolo al codice penale egiziano relativo al reato di "discriminazione";

3.  si compiace inoltre dell'iniziativa relativa a una missione conoscitiva del Consiglio nazionale per i diritti umani in Egitto;

4.  esorta vivamente le autorità egiziane a garantire l'indipendenza e l'imparzialità delle varie indagini consentendo adeguati controlli;

5.  chiede alle autorità egiziane di garantire che i cristiani copti e i membri di altre comunità religiose e minoranze godano di tutti i diritti umani e libertà fondamentali – compreso il diritto di scegliere liberamente la propria religione e di cambiarla – e di evitare qualsiasi discriminazione contro gli stessi;

6.  chiede pertanto alle autorità egiziane di rivedere l'articolo 2 della costituzione egiziana che afferma che "la Shari'a è la fonte principale della legislazione egiziana" e di provvedere affinché qualsiasi disposizione costituzionale sia inclusiva e non lasci spazio a discriminazioni contro alcun gruppo della società egiziana;

7.  è preoccupato per le dichiarazioni rilasciate dal general maggiore Rouini, attuale membro del Consiglio supremo delle Forze armate, il quale il 10 maggio 2011 ha affermato durante un'intervista televisiva a Al Qahera Al Youm (Cairo Today) che tutto l'esercito e tutta la popolazione egiziani sono salafisti;

8.  chiede all'Alto rappresentante e alla Commissione di rivedere gli impegni finanziari dell'UE nei confronti dell'Egitto e garantire una rigida condizionalità affinché siano erogati aiuti finanziari solo qualora le autorità egiziane possano dimostrare di aver fatto il possibile per garantire i diritti umani fondamentali, compresa la libertà di religione o di credo, a tutti i cittadini egiziani;

9.  sollecita le autorità egiziane a rilasciare immediatamente Maikel Nabil Sanad, un blogger ventiseienne che attualmente sta effettuando uno sciopero della fame ed è stato condannato a una pena di tre anni di reclusione per aver criticato l'uso della forza da parte dell'esercito egiziano contro dimostranti riuniti a Tahrir Square e per la sua obiezione al servizio militare;

10. chiede con insistenza al Consiglio supremo delle Forze armate di rivedere la sua decisione di non autorizzare la presenza di osservatori stranieri alle elezioni parlamentari il cui inizio è previsto il 28 novembre 2011; chiede al Consiglio supremo delle Forze armate di ricevere una delegazione di deputati al Parlamento europeo per una missione di osservazione elettorale;

11. appoggia risolutamente le conclusioni del Consiglio del 10 ottobre nelle quali si invita il Presidente Assad a dimettersi e a consentire una transizione democratica ed è deluso per l'assenza di una risposta comune da parte del Consiglio di sicurezza in merito alle brutali azioni delle autorità siriane;

12. insiste fermamente affinché il governo siriano assicuri la protezione dei manifestanti contro le aggressioni, difenda il diritto di questi ultimi a partecipare a manifestazioni pacifiche e garantisca la libertà di espressione; chiede pertanto al governo siriano di cessare immediatamente l'uso della forza nei confronti di manifestanti pacifici;

13. esprime preoccupazione per le notizie relative a violenti scontri e condanna la presenza sempre più numerosa tra i manifestanti di gruppi islamisti armati, dotati di armi di contrabbando, che incitano alla Jihad e sparano alle forze di sicurezza, con il pericolo di provocare una vera e propria guerra civile d'impronta settaria;

14. chiede al governo siriano di procedere a un'inchiesta indipendente, efficace e trasparente sull'operato delle forze di sicurezza, in particolare sulle attività del fratello del presidente, al comando delle forze speciali, e di ritenere responsabili i membri dei servizi di sicurezza che hanno sparato o ordinato di sparare con proiettili veri sui manifestanti disarmati;

15. chiede al governo siriano di cessare gli arresti e le detenzioni arbitrarie di cui sono oggetto attivisti politici, difensori dei diritti umani e giornalisti e di rilasciare tutti i prigionieri di coscienza; chiede alle autorità siriane di rendere pubblicamente conto di tutte le persone uccise, ferite o disperse;

16. esprime la viva preoccupazione che le intimidazioni delle autorità siriane possano estendersi agli oppositori in esilio;

17. invita le autorità siriane a porre fine alla censura praticata dal governo contro pubblicazioni locali e straniere, a cessare i controlli repressivi esercitati su quotidiani e altre pubblicazioni e a revocare le restrizioni sulle comunicazioni e su Internet;

18. chiede al governo siriano di autorizzare un accesso immediato e senza condizioni agli organismi per i diritti umani e agli operatori umanitari;

19. plaude alle sanzioni imposte il 2 settembre e il 13 ottobre dagli Stati membri dell'UE; invita l'UE a dar prova di unità nei suoi rapporti con le autorità siriane;

20. accoglie con favore la risoluzione approvata dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani e invita il governo siriano a collaborare pienamente con l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani;

21. valuta positivamente la condanna del regime siriano da parte della Turchia e dell'Arabia Saudita e il ruolo svolto dalla Turchia nell'accogliere i rifugiati; si rammarica che l'Iran continui ad appoggiare la posizione intransigente del presidente Al Assad e la brutale repressione del suo popolo;

22. chiede un dialogo aperto e pacifico tra il governo siriano e il popolo siriano; esorta fermamente il governo siriano a dar seguito agli impegni assunti pubblicamente e ad attuare senza indugio le riforme democratiche, rispettando pienamente tutte le minoranze; chiede con insistenza al presidente Assad di riconoscere che il popolo siriano respinge il suo regime e a dimettersi nell'interesse superiore della Siria e dell'unità del suo popolo;

23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio supremo delle Forze armate di Egitto, al Segretario generale della Lega araba e al governo e al parlamento della Repubblica araba di Siria.

 

Lunedì, 24 Ottobre 2011